Ritorna, e più «salato», il ticket sui farmaci

Antonella Aldrighetti

Torna il ticket sui farmaci. Più salato di prima, visto che la cifra potrà fluttuare tra 1,50 e 3 euro per ogni confezione di medicinali, e senza eccezione per alcuno: la finanziaria Prodi non fa «sconti» - leggasi esenzioni - nemmeno a chi soffre di patologie croniche o vive entro la soglia di indigenza. Vale a dire che, a oggi, la gestione contabile della giunta ulivista di Piero Marrazzo avendo fallito nell’obiettivo di limitare la spesa farmaceutica entro il tetto del 13 per cento, come viene imposto dalla normativa vigente, dovrà sistematicamente correre ai ripari. Non c’è scampo perché una sola è la via percorribile: aumentare le imposte. Centesimo più centesimo meno, si riesce a valutare quantitativamente pure l’entità di quelle imposte. Cioè quanto costerà il ticket sulla singola confezione di farmaci affinché si riescano a recuperare quei 400 milioni di euro sullo sfondamento della farmaceutica prodotto, tra il 2005 e il 2006, dalla giunta Marrazzo. Conteggi e modalità sull’applicazione del ticket li sciorina, uno a uno, Andrea Augello, senatore di An e già assessore al Bilancio nella passata giunta Storace, che si basa sulla norma finanziaria licenziata alla Camera con il voto di fiducia e ora approdata al Senato. Ed ecco che ne esce un esame puntuale. «Il recupero varrà a ogni cittadino il pagamento di circa 1,50 euro per ogni confezione di farmaco prescritto dal proprio medico, inoltre - sostiene l’esponente di An - l’imposta così concepita è talmente anti-sociale che esclude addirittura l’esenzione per le categorie cosiddette protette: malati cronici, pensionati sociali e invalidi civili. Un motivo che mi ha portato a formulare un emendamento per ripristinare l’esenzione lasciando la facoltà di individuare le fasce dove applicarla a ciascuna Regione». E il risultato dell’emendamento? «Se si escludessero gli appartenenti a quelle stesse categorie, ossia pari al 40 per cento della popolazione del Lazio, il ticket per tutti gli altri salirebbe a 3 euro a confezione - ribatte Augello -. Questa paradossale situazione dimostra come l’abolizione del ticket, dal primo gennaio di quest’anno, sia stata un atto di pura demagogia, consumato dal governo regionale che continua a mentire sui conti al solo scopo di nascondere il disastro che ha provocato in 18 mesi dall’insediamento». Basta fare un passo indietro fino al 2005 per ricordarsi che per ogni farmaco prescritto sulla cosiddetta «ricetta rosa» si pagava solo 1 euro. Inoltre erano esclusi dal pagamento del ticket i prodotti prezzati sotto ai 5 euro. Un provvedimento «figlio» proprio dell’allora assessore al Bilancio Augello e che, ricorda lui stesso, gli costò dure e spiacevoli accuse da parte dell’opposizione regionale. Coerenza vorrebbe che quella stessa schiera di consiglieri ora di maggioranza impedisse il ripristino «al rialzo» del ticket. Quale risultato produrrebbe una scelta del genere? «Il Lazio dovrebbe rinunciare a quel 10 per cento sul piano di riparto tra le Regioni: 1 miliardo di euro per il 2005 e 1,2 per il 2006 - chiosa il senatore -. Sono circa 220 milioni di euro che però poi l’amministrazione regionale dovrebbe andare a recuperare in altro modo. Magari imponendo nuove tasse». Tuttavia il calderone delle imposte non si esaurisce con la gabella sui medicinali.

È acclarato ormai il pagamento del ticket al Pronto soccorso per i cosiddetti codici bianchi e verdi senza ricovero, e l’aggiunta di 10 euro a ricetta per diagnostica e specialistica oltre alla spesa di quel ticket «base» già fissato per l’esame.

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