Politica

Il ritorno di Aznar: «Difendiamo l’Europa»

Adalberto Signore

nostro inviato a Rimini

«Questo è quello che io farei, queste sono le mie convinzioni. Io che mi sono ritirato dalla politica ho un programma sull’Europa, mentre i leader europei attuali non hanno niente». José Maria Aznar si toglie gli occhiali, mette da parte lo spagnolo e con un italiano a tratti un po’ incerto chiude la sua prima apparizione al Meeting di Rimini. L’ex premier spagnolo ha appena raccontato la sua idea di Europa, esibendosi più di una volta in siparietti ad uso e consumo di una divertitissima platea. E con buona pace del traduttore, costretto prima a inseguirlo fino all’ultima sillaba, poi a fare retromarcia perché colto pubblicamente in fallo da Aznar. Il risultato è un applauso calorosissimo che Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo nonché moderatore dell’incontro, non può far altro che interrompere con un «ora e sempre, Aznar presidente».
L’ex primo ministro spagnolo si concede una breve premessa («preferisco dire delle cose piuttosto che nulla, come fanno certi politici») per poi riprendere le fila del discorso con cui il presidente del Senato Marcello Pera ha aperto domenica scorsa la kermesse. Sulla libertà («per la quale - spiega citando una frase di Don Chisciotte a Sancho Panza - si può e si deve rischiare la vita»), sul relativismo («il pensiero debole è un errore»), sul multiculturalismo («è la mancanza di valori e sta fallendo»), la linea che segue Aznar è sostanzialmente quella su cui si è mosso Pera ventiquattro ore prima (non a caso, citato apertamente). «Il problema - spiega - è che gli europei non vogliono lottare. Non ci piacciono le difficoltà e quando qualcuno dice “ehi, abbiamo un problema” lo consideriamo un fondamentalista». La critica verso l’Ue è durissima: «L’Europa ha un problema politico, economico e militare». «Cosa farei? Be’ - ironizza tra le risate del pubblico - ora ho molto tempo libero per pensarci». Così, Aznar presenta al popolo di Cielle la sua ricetta: «Recuperare i valori occidentali fino in fondo» perché «la nostra società è migliore delle altre e vale la pena difenderla». È così che «si può rendere più forte l’Europa». Ma serve pure «una riforma economica che porti più flessibilità nel mercato del lavoro», più sicurezza e una nuova politica sull’immigrazione («sì all’accoglienza, ma gli immigrati non possono imporci i loro costumi»).
Ma c’è pure la questione del terrorismo («la libertà degli europei è minacciata e la Commissione Ue non può pensare di approvare un piano antiterrorismo senza dire che i terroristi sono gli islamici») e della politica antiamericana. «Non c’è nulla di più inutile - dice - che criticare gli americani tutte le mattine e poi vivere grazie agli americani tutte le mattine, i pomeriggi e le sere. Chi si comporta così ci indebolisce perché la nostra democrazia dipende dall’alleanza Atlantica». La platea applaude e Aznar la conquista cercando e trovando un botta e risposta con il traduttore. «No, non ho detto “mi spiego meglio”», lo riprende in italiano. E aggiunge in spagnolo: «Il presidente Aznar sta in forma». Il povero interprete è costretto a tradurre: «Il presidente Aznar è in forma. E segue correttamente». Risate su risate.

L’ex premier spagnolo torna sull’Europa, critica la Costituzione europea («non hanno voluto richiamarsi alla tradizione cristiana»), parla dell’ingresso della Turchia nell’Ue («non si può dirgli di no perché sono musulmani quando l’Europa non difende la sua cristianità») e attacca Francia e Germania sul patto di stabilità («proprio loro che l’hanno voluto perché non si fidavano dei Paesi mediterranei, ora non lo rispettano»).

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