Si sono ritrovati in cinquanta nel momento storico più delicato. Quando le truppe si sciolgono, loro, hanno provato a serrare le fila. A ripartire. Loro, sono gli «arancioni». I fedelissimi di Sandro Biasotti che dopo le regionali hanno voluto analizzare il momento e capire se hanno un futuro visto il disagio che sembrano patire allinterno del Pdl: un partito che gli appare vuoto ed immobile, mentre loro in pochi anni di attività hanno battuto in lungo e in largo ogni quartiere e marciapiede per dimostrare alla gente che unalternativa cè.
Alla sala Carignano, mercoledì sera, non cerano big. Non cera Biasotti. Nessun dirigente, parlamentari, nemmeno i consiglieri comunali. Si è ritrovata la base, quella che fa il lavoro sporco. E cerano i giovani, tanti, che vogliono prendere spunto dallo spirito degli arancioni: «Abbiamo perso punto e basta. Lo spirito della serata è quello di voler offrire a Biasotti la nostra volontà: noi siamo qui e abbiamo voglia di andare avanti, chiediamo a lui cosa voglia fare. Se vuole andare avanti noi siamo con lui» è il pensiero di Andrea Cambiaso, biasottiano della prima ora e organizzatore della serata che sogna il ritorno del generale a guidare le truppe. «In tanti mi hanno espresso il desiderio di un confronto e mi sono preso limpegno, ma il mio ruolo finisce qui. Non cerco ribalte, sono un militante» ha poi precisato Cambiaso. Hanno parlato i giovani sottolineando la differenza di iniziative tra il popolo arancione e il Pdl. E mentre è chi chiede da quale strategia si deve ripartire, dalla sala sale un urlo «meno strategie e più cuore» e la spiegazione «tutti parlano di cosa fare ma nessuno ci mette lanima».
Tutti analizzano il dato (confortante) della lista Biasotti, una percentuale che dimostra la consistenza del movimento e lappeal del leader. Che la ipotetica carta vincente per un domani siano gli arancioni lo sottolinea anche Enrico Cimaschi capogruppo di «Per la Liguria» nel municipio Centro Est e dato come possibile prossimo presidente della municipalità: «Nella nostra lista sono stati eletti Aldo Siri e Lorenzo Pellerano, due arancioni doc e con loro vorremmo proseguire - spiega -. In campagna elettorale ho partecipato ad incontri del Pdl con molte meno persone rispetto a stasera: noi non vogliamo essere un partito. Intanto siamo una realtà, poi come strutturarci lo vedremo». Un concetto recepito anche dal candidato in pectore del centrodestra alle comunali, Enrico Musso, che non è presente ma ha voluto mandare il suo saluto: «Invito gli "Arancioni" a non disperdere il patrimonio di capacità, competenza, energia ed entusiasmo che hanno saputo costruire e consolidare negli anni, e a lavorare insieme per la prossima scadenza elettorale del 2012, che riguarda Genova ed altri comuni importanti della Liguria» ha scritto nel suo messaggio il senatore.
Se cè chi lamenta che il vero gap incolmabile è stato lo spostamento dellUdc a sinistra, altri ribattono che bisogna smetterla di dare retta a chi dice che a Genova non si cambierà mai: «Guardate Mantova. E Bologna con Guazzaloca? Anche loro si sono date una bella botta di vita». Genova, no. E lì casca lasino. «Bisogna strutturarsi, ci vogliono sedi sul territorio», ma anche «non avremo la possibilità di avere cento sedi? E allora faremo cento incontri sul territorio. Ma vogliamo esserci». Poi interviene il neo eletto in consiglio regionale Lorenzo Pellerano: «Il nostro modo di fare politica è un valore aggiunto per il centrodestra: noi non abbiamo rubato voti al Pdl come si fa credere, ma allUdc, alla Lega Nord e a chi si è rivoltato alla sinistra».
E Biasotti? Ha mandato anche lui un messaggio di ringraziamento per Andrea Cambiaso, nonostante cera chi lo aveva descritto contrariato per lincontro. Sul futuro il deputato Pdl ragiona e ragionerà. Ieri sera ha riunito chi ha lavorato nel suo staff per una pizzata sottolineando che «dal Pdl non prescindo».
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