Roma

Il ritorno di Gazebo Negli anni Ottanta era il re della disco

Al parco Leonardo un Ferragosto con il concerto gratuito dell’autore di «Masterpiece» e «I Like Chopin»

Jacopo Granzotto

Gli piaceva Chopin. Ora però non disdegna Gentle Giant, Genesis e persino quella biondina dell’Aguilera. Chi si ricorda di Paul Mazzolini, in arte Gazebo? Il ragazzo, con La Bionda, Amii Stewart e Change di Mario Malavasi, è stata la più grande macchina da hit che la disco italiana ricordi nel tempo. Disco Music che, tocca precisare, non si è esaurita come si crede nei Settanta, ma è andata avanti fino al 1984-5 con l’avvento dei sintetizzatori e degli ultimi fuochi di Lionel Richie, Pointer Sister e Lipps Inc. E Gazebo, nato a Beirut il 18 febbraio del 1960, è appunto l’alfiere nostrano di quegli ultimi, irripetibili anni danzerecci.
L’autore di Masterpiece, Lunatic e La Dolce Vita (enorme successo nei paesi anglosassoni, compare persino nella copiosa colonna sonora di Studio 54) torna in scena dopo 15 anni di silenzio in cui si è dedicato alla produzione nel suo «Softworks studio». L’appuntamento è per il 15 agosto alle 21,15 al Parco Leonardo di via Portuense, l’ingresso è gratuito. In scaletta tutti i successi è l’ultima scommessa, il brano Tears for Galileo, una riflessione sul controverso rapporto uomo-macchina. Sarà accompagnato da una band composta da Davide Pistoni, Cristiano Micalizzi, Stefano Micarelli e Giorgio Fontana.
Il fenomeno Gazebo, il «bel tenebroso dell’eurodisco» come lo chiamano ancora i dj inglesi, si afferma definitivamente nel 1983 con il singolo I Like Chopin che sbanca con le sue otto milioni di copie vendute nel mondo. Poi arrivano Telephone Mama, Lunatic, e La Dolce Vita. Un tris che riempie le piste di tutto il mondo e continua a farlo nelle serate revival. Gli album Scenes From The News Of Broadcast, 1992, e Portrait, 1996, con i remix dei suoi successi vendono bene e rispolverano piacevolmente il ricordo. In pillole, la sua è onesta musica per ballare. Ma con gusto, il che significa buoni arrangiamenti e testi mai troppo banali. Come sono lontani i tempi in cui i tormentoni estivi avevano melodia, armonia e non ricorrevano alla scorciatoia del basso spaccatutto...
Oggi Gazebo continua a comporre musica con un orecchio di riguardo al dorato passato. Passato che gli ha regalato successi e fama nel mondo. «Tra tutti i brani che ho scritto sicuramente il mio preferito è I Like Chopin - confessa Gazebo - è il più ambizioso musicalmente con il suo piano suadente, ma la cosa strana è che tra i tre è quello che ha venduto di meno. Masterpiece è rimasto un anno primo in classifica in Inghilterra nella charts gay...».


Ma Gazebo è anche un raffinato ascoltatore che si diletta con il progressive rock a cinque stelle: «Faccio ping pong tra Gentle Giant e van der Graaf Generator, mi piacciono quelle sonorità dei primi anni Settanta, ma ascolto anche la classica e con mia figlia riesco anche a mettere sul lettore cd l’ultimo di Christina Aguilera». Aguilera? Mister Gazebo mi sa che lei è un po’ lunatic!

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