IL RITORNO DEL VINILE

da Roma

Il dolce suono del vinile come antidoto alla crisi del mercato discografico. Scocca l’ora degli apostoli del vintage, una sorprendente retromarcia temporale in fatto di consumo musicale. Il cd ha il fiato corto e le poche ristampe tutte rimasterizzate in fretta e furia forniscono l’insperato assist per la rinascita dell’lp dopo 20 anni di dimenticatoio. Lo scorso anno la vendita di vinili in Italia ha registrato un clamoroso +250%. La fetta di mercato è piccola, 0,2% contro il 15 dei download, mentre il grosso lo fanno ancora i cd. Ma in ogni caso il fenomeno incuriosisce.
Ma la sfida di ripopolare i negozi di dischi grazie all’lp sa - per ora - di scalata all’Everest con le ciocie. Tutta colpa dei prezzi praticati. Per ora si tratta di un mercato destinato all’appassionato facoltoso piuttosto che al neofita. Già, perché se 16 euro per la ristampa in vinile di Eye in The Sky di Alan Parsons sono un affare, i 26 per Moon Safari degli Air e i 69 (sessantanove) euro per Pet Sounds dei Beach Boys sembrano esagerati. Primo ad annunciare l’estinzione del dischetto digitale fu Alan Parsons, il sommo ingegnere del suono di Pink Floyd, Ambrosia e Al Stewart: «La musica del futuro non è il cd e neanche l’I-pod, ma un concerto live. Se proprio non ce la fate, datevi all’analogico, un buon giradischi è quello che fa per voi». Poi fu la volta di Bob Dylan: «Il cd suona da schifo». Infine l’uscita pasquale di Elvis Costello: «Chi vuole il formato digitale del mio ultimo disco lo può scaricare con un coupon che troverete nel vinile». Insomma quelli che nell’84 esultarono per la purezza e l’eterna durata del digitale dovranno fare un passo indietro e rassegnarsi all’lp che si graffia e si deteriora, alla taratura della puntina, alla polvere che si insinua nei solchi. Detto questo, per molti, quasi per tutti, l’idea del vinile rimane meravigliosa. C’è poesia nelle parole di Rossana Casale: «L’idea di una riscoperta dei vecchi lp la trovo interessante, anche se mi rendo conto che è pura ideologia. Il vinile era un oggetto importante, aveva quella grossa copertina colorata e io stavo seduta ore intere sul letto a leggere le note di copertina. Dentro, poi, c’era di tutto: adesivi, poster, gadget. L’involucro grande era la pennellata finale al dipinto. Col cd siamo diventati merce». Meno romanticismo per Antonella Ruggiero, ex voce dei Matia Bazar, ma stesso rimpianto per quelle copertine di una volta: «La tecnologia deve andare avanti. Però stavamo mesi a pensare alla posa migliore, alle tonalità, che nostalgia quei tempi...». Ma se i cantanti hanno orecchio un direttore d’orchestra ne deve avere due: Marco Celi Stein, allievo di Lenny Bernstein e fondatore del Premio Acustica, tiene maniacalmente al bel suono; il vellutato timbro di un’orchestra è terreno scivoloso per impianti milionari nutriti da sorgenti digitali: «L’lp suona più caldo - spiega il maestro -, anche se la gamma dinamica è certamente minore, ma un violino sull’analogico suona più liquido, naturale. Le voci poi...».


Nel dicembre 1984 le parole di Tina Turner nelle note del depliant di iscrizioni d’uso del Cdp 101 della Sony (il secondo lettore della storia) dichiarava orgogliosa: «Avete finito con i problemi della puntina. E poi che dinamica... Il rumore di fondo? Impercettibile. Rimane solo il silenzio della musica». Sembra già preistoria.

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