Il ritratto L’asso col codino che ha Genova nelle vene

Antonio Bettanini, giornalista de Il Foglio e tifoso del Genoa, ha scritto il pezzo che vi proponiamo di seguito lo scorso marzo. Nell’edizione on line del quotidiano l’articolo è stato commentato da più di mille persone.

Sarà che le partite non durano un tempo solo. Ma il primo tempo di Inter-Genoa ha un nome e una nuova stella del campionato: Rodrigo Sebastian Palacio (Bahia Blanca,1982) futbolista ispano-argentino, delantero del Boca Juniors al Genoa dal 2009. Figlio d'arte - il padre Jose Ramon gioca nell'Olimpo de Bahia Blanca, anni ’80 - Palacio ha incontrato il suo destino. Ma per capirlo dobbiamo risalire il fiume del calcio, quando (1905) Giovanni Brichetto, guardiano del faro del porto di Buenos Ayres, deve decidere quali colori avrà la più grande squadra di calcio del Sudamerica, il Boca Juniors.
Figlio di genovesi, propone di affidare la scelta alla prima nave che passerà. Ed è il vessillo giallo e blu di «Sophia», nave svedese, a dare i colori alla squadra sorta a La Boca, zona di baracche e di schiavi. Ma popolata, a fine ‘800, da immigranti genovesi che ancora si definiscono, come abitanti e come tifosi, Xeneizes, Genovesi appunto. La Boca: l'imboccatura (boca) della confluenza del fiume Riachuelo nel Río de la Plata, forse a ricordare il quartiere Boca d'Azë (Boccadasse) di Genova. E la sede della società polisportiva Boca Juniors, la cui fama si deve alla sezione calcistica fondata nel 1905. Per incontrare Palacio ci mancano tre passi di tango. Il primo è il suo stadio, la Bombonera: tra le case, una vecchia poltrona tra salotto e cucina, somiglia a quella scatola di bombones, cioccolatini, ricevuta in dono da José Delpini, uno dei suoi progettisti. Un rifugio dove affogare i rancori, che però fa dire a Palacio: «Mi manca l’adrenalina che si prova a giocare nella Bombonera, allenarsi nella Casa Amarilla», il quartier generale «azul y oro». Il secondo passo di milonga è che il Boca è gemellato con il Genoa (ancor prima dell’arrivo di Palacio, luglio 2009): tanto che Sergio Brignardello, Presidente de la Mesa de los Socios de Boca Juniors, scrive appena poche settimane fa: «La squadra più grande d'Argentina, il Boca Juniors, si congratula con la squadra più grande di Genova, il Genoa, per il trionfo nel derby cittadino: Sampdoria-Genoa 0-1». Mentre il terzo movimento è di Astor Piazzolla e del suo bandoneon. Perché come ai bei tempi, a fianco di Martín Palermo (236 gol, il miglior marcatore del Boca di tutti i tempi), Palacio – 82 reti nelle 4 stagioni del Boca, in 185 partite, 8 titoli conquistati – torna a ballare i passi di quella musica che fanno scrivere «Cuando Palacio juega, sus piernas no corren, sino que parecen emular las alas de un pájaro próximo a levantar vuelo. Un tranco, temido por sus adversarios y reconocido por sus compañeros».
Autore del momentaneo pareggio con il Milan, prima della resa del Boca nella finale del mondiale di Club del dicembre 2007, Palacio colleziona soprannomi (La Joya, El Rayo, La Perla, El Pajaro) e da ultimo «La Trenza». Per quella treccia che sbuca da un capello corto corto. Una treccina su cui si interrogano i blogger argentini («Esa Trenza Que Trae Rodrigo Palacios es real o es una extension?») e che lui si fece per celebrare un gol strepitoso all'Huracan. Nato come seconda punta, nel Genoa gioca come attaccante esterno, anche se – finalmente oggi – svaria su tutto il fronte dell’attacco. Ma attenti soprattutto quando arriva da destra e punta il fondo, per poi rientrare quel tanto che basti per metterla nell’angolo basso (Inter) oppure in alto nel secondo «sette», quello alla sua sinistra.

Il suo idolo è Guillermo Barros Schelotto. La sua modestia proverbiale («Argentina tiene muchos delanteros»), il suo sogno «como lo deben tener la mayoría de los jugadores que vestimos la celeste y blanca». Il nostro che balli con Milito.

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