Rivelazioni «La Nato insabbiò un massacro di civili»

La forza Nato in Afghanistan, l’Isaf, avrebbe dichiarato il falso in relazione al ritrovamento di tre donne legate e uccise, dopo il blitz anti talebani di una forza mista Nato-afghana in un villaggio dell’est. Secondo il quotidiano britannico «Times», i militari hanno invece ucciso per sbaglio durante una festa il capo della polizia locale, suo fratello e tre donne. Il 12 febbraio scorso l’Isaf aveva reso noto di aver condotto insieme alle forze afghane un’operazione contro i ribelli nel villaggio di Khatabeh, nel distretto di Gardez, capitale della provincia orientale di Paktia. Dopo uno scontro a fuoco in cui numerosi talebani erano stati uccisi e otto persone arrestate, in una casa erano stati scoperti i corpi di tre donne legate, imbavagliate e uccise.
L’inviato del «Times» Robert Starkey, ascoltando a Khatabeh oltre una dozzina di persone coinvolte nel fatto, ha raccolto una versione diversa. Secondo i testimoni, le forze Nato-afghane alle tre di notte si presentarono alla casa del nuovo capo dell’intelligence del distretto di Gardez, il comandante Dawood Sharbuddin, 43 anni, poliziotto noto ed esperto. Nell’abitazione era in corso una festa per la nascita di un bimbo. Dawood e i suoi fratelli andarono all’ingresso seguiti dalle donne, gridando «non sparate, lavoriamo per il governo», ma i militari aprirono lo stesso il fuoco. A cadere oltre a Dawood furono il fratello Saranwal Zahir, avvocato, e tre donne presenti alla festa, di 37, 22 e 18 anni: le prime due erano madri e incinte. Otto uomini furono arrestati e portati in una base della provincia di Paktia, dove furono interrogati da un americano in abiti civili e rilasciati senza accuse dopo quattro giorni.
Secondo il fratello minore di Dawood e Zahir, Mohammed Sabir, l’americano mostrò loro la foto della persona che cercavano i soldati, un afghano di nome Shamsuddin, che per cinque mesi aveva lavorato nella base. Sabir ammise che l’uomo era presente alla festa. In seguito Shamsuddin si presentò per essere interrogato prima di essere rilasciato senza accuse.

Il portavoce della Nato a Kabul, il contrammiraglio Greg Smith, ha dichiarato al «Times» che Dawood e Zahir erano armati e avevano mostrato atteggiamento ostile e ha negato che l’Isaf abbia cercato di coprire il fatto. L’ufficiale ha ammesso però che i due non erano gli obiettivi del raid e che il comunicato sull’operazione era stato «scritto male».

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