Buongiorno Rivera, che dice di Kakà? È un 10, un 9 o un 9 e mezzo?
«Nove e mezzo? Sì, oggi sulla maglia si può mettere qualunque numero».
Parlavamo di ruolo...
«Anch’io. Oggi è più punta com’è giusto che sia. Viste le qualità, deve sfruttarle al massimo. E finché c’è Gattuso può stare tranquillo».
Come lei con Lodetti: uno corre, l’altro provvede?
«Gattuso non dà una mano a nessuno, come Lodetti non la dava a me. Ingiusto dire che correva per me, ingiusto dirlo di Gattuso: sarebbe sminuirli. Ciascuno gioca secondo caratteristiche e si ritaglia un ruolo importante per la squadra».
Kakà dice: come attaccante devo migliorare...
«Giusto lo dica e lo pensi. Uno sa tutto solo poco prima di morire. L’uomo perfetto non esiste ed anche nel calcio c’è spazio per migliorare. Kakà, fra l’altro, ha idee chiare e personalità».
In quale posizione lo colloca fra i grandi stranieri del Milan?
«Tra i migliori in assoluto».
Primo, terzo, quinto, decimo?
«Tra i migliori e basta. Sono epoche e mondi diversi. Potrei metterlo con Schiaffino, Liedholm, Nordahl, Altafini. Ce ne sono tanti».
Qualcuno più importante di altri...
«Vero, ma dipende dal momento in cui capiti e dalla squadra con cui giochi. Magari giochi nel periodo in cui il Milan non vince e nessuno si ricorda di te».
Ma se uno dicesse: Rivera chi sceglie tra Kakà e Van Basten?
«Dico che avrebbero potuto giocare insieme e ci saremmo divertiti».
Dovendo scegliere?
«Rispondo Pelè, l’unico che ritengo inarrivabile».
Cerchi una somiglianza: magari Cruijff, Platini...
«Non riesco a vederla, sono giochi giornalistici. Kakà assomiglia a se stesso: ha forte personalità, grande qualità e tanto talento. Se cercassi una somiglianza gli toglierei qualcosa».
Le piace?
«Certamente, è anche un bravo ragazzo, una persona intelligente, ha principi sani e questo vale più delle qualità del giocatore. Ora gioca in un ruolo dove può e deve fare gol. Oggi è più goleador che rifinitore».
E domani?
«Se perderà in velocità potrà adattarsi a giocare in altro modo».
Visto che ha citato Pelè, Kakà riuscirà a entrare nel gruppo dei grandi brasiliani di sempre?
«Vediamo cosa vincerà con la nazionale. C’è stato un periodo in cui il Brasile ha vinto un mondiale dietro l’altro. Ma il Brasile che giocava in Germania faceva tenerezza, fossimo stati nella boxe c’era da buttare la spugna. Insomma devi giocare con chi ti permette di restare nella storia. Mi sembra più facile rimanere nella storia del Milan che in quella di questo Brasile. Anche perchè da solo non puoi fare più di tanto. Serve sempre una squadra alle spalle».
Come il Milan con il Manchester?
«Appunto. Kakà ha fatto grandi cose, ma se il Milan avesse perso come all’andata?».
Kakà può diventare l’erede dei grandi del Milan?
«È l’erede di tutti quelli che lasciano il segno. Nel Milan lo hanno lasciato diversi giocatori e speriamo di aggiungere pure lui».
Vincerà il pallone d’oro?
«Per arrivarci dovrà vincere la Champions con il Milan. Contano vetrina internazionale e rendimento. Io presi il Pallone d’oro nel 1969. Eppure la mia stagione migliore fu nel ’67, però quell’anno non mi vedevano in campo internazionale. Gli interisti tifano per Ibra, ma lui è uscito presto dalla coppa e con la Svezia si vede poco: è sfortunato».
Senta Rivera, dovesse scegliere direbbe: Kakà o Ronaldinho?
«In questo momento Kakà è molto concreto, ma pure l’altro è bello e concreto. Sarei in dubbio, da pensarci un po’. Giocano insieme nel Brasile. Ideale sarebbe che giocassero insieme anche nel Milan. Così i dubbi sarebbero risolti».
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