Cultura e Spettacoli

Rivestiti di tatuaggi e piercing cantano i valori dello spirito

Decine di band europee, americane e sudamericane si radunano tutti gli anni sul Garda: «Anche noi abbiamo i nostri Grammy, i Dove Awards»

Seba Pezzani

Provate a immaginarvi un gruppo di ragazzini super-tatuati e rivestiti di piercing che salta su un palco come un branco di indemoniati, al suono lancinante di un paio di chitarre elettriche sostenute dal pulsare ossessivo di basso e batteria. Metteteci la voce ora rauca ora penetrante di un cantante che, in situazioni di normalità, resterebbe completamente afono dopo cinque minuti di spettacolo. No, non è il resoconto di un concerto dell'ennesimo gruppo punk che sputa sul pubblico e impreca su tutto quello che, a suo dire, rappresenta il sistema. Non è nemmeno la scena che si presenterebbe a chiunque decida di assistere al concerto di un gruppo di death metal, per quanto il fronte sonoro e i toni gutturali del cantato facciano pensare a qualcosa di demoniaco. Questo è il rock cristiano. Il nuovo rock si è fermato alle porte di Sion? Si sente spesso dire, e non da ieri, che il rock è morto. Ebbene, sarebbe fin troppo facile fare nostro lo slogan «Il Rock è risorto», perché born again, appunto, è la definizione che i cristiani rinati danno di sé. Niente di trascendentale, verrebbe da dire. Meglio allora utilizzare lo slogan che dalla prima edizione accompagna l'unico festival di musica cristiana che si tenga in Italia, «Non è solo Rock'n'Roll». Ma chissà quand'è che la gente ha iniziato a chiamarlo rock cristiano? Una volta, infatti, si parlava di Gospel quando si voleva indicare qualsiasi musica le cui liriche si ispirassero al Vangelo. Denny Hurst, un missionario evangelico della Pennsylvania che da più di quindici anni vive in Italia, non ha dubbi: «Negli anni '60 e '70, durante il cosiddetto Jesus Movement, la si chiamava Jesus Music. Molti hippy avevano avuto una conversione, ovvero dichiaravano di essere stati «salvati» da un incontro personale con Gesù al di fuori della chiesa. Solo in seguito qualcuno iniziò a chiamare quella musica Rock Cristiano o Musica cristiana contemporanea (Ccm), per distinguerla dal Gospel e dalla musica da chiesa. Nacquero le prime etichette discografiche, le prime fanzine e i primi programmi radiofonici, soprattutto intorno alla Calvary Church di Los Angeles. Ma oggi la capitale è Nashville e anche noi abbiamo i nostri Grammy, i Dove Awards». Devono pur esserci dei modelli di riferimento. Denny Hurst è un esperto: «Direi che il primo è stato Larry Norman, noto anche come il padre della Jesus Music. Andre Crouch fu il primo artista nero di Gospel a passare alla nuova forma di musica cristiana, avvalendosi di musicisti bianchi. Alcuni di quei musicisti suonarono anche in formazioni di musica secolare, pur restando dei «cristiani». Mi riferisco a grandi nomi come Phil Keaggy, un idolo di molti chitarristi, Abraham Laboriel, Alex Acuña, John Pattitucci. Oggi molto cari ai giovani sono gli Switchfoot, i Delirious e soprattutto i Pod, una band nata come gruppo di ragazzi cristiani e poi assurta a una fama internazionale e secolare». Le vendite di Ccm spesso superano quelle di generi come musica classica, jazz e blues, al punto che diverse etichette cristiane sono state acquisite dalle major, desiderose di appropriarsi di una fetta di un mercato in grande espansione. «Naturalmente», dice Hurst, «c'è chi riesce a mantenere una certa integrità e chi cede al compromesso. In fondo, Bob Dylan, proprio in uno dei dischi del cosiddetto periodo della rinascita cristiana, diceva che “bisogna avere un padrone” (Gotta Serve Somebody) e dunque, persino nella musica cristiana, la scelta sta tra Dio e il denaro». E proprio Dylan è stato forse l'esponente più autorevole dell’ondata di conversioni che ebbe luogo sul finire degli anni '70. Tre dischi che gli attirarono gli strali di una critica poco benevola e che poi vennero rivalutati. E sono più numerosi di quanto si pensi i musicisti che si dichiarano cristiani, senza peraltro essere catalogati ufficialmente nel variegato calderone della Christian music. C’è stato persino chi ha scelto di dedicare a queste conversioni, a suo dire affrettate, una critica al vetriolo. Basta ascoltare Born Again (Rinato) appunto, di Randy Newman, capace di intitolare uno dei pezzi centrali It’s Money That I Want (Il denaro è quello che voglio).
Ma la cosa singolare è che di festival di rock cristiano non si era mai parlato in Italia. Probabile che qualcuno si ricordi di Viva La Gente, dei focolarini, sorta di hippy pentiti e rappacificati con l'immenso. Invece esiste un universo di band cristiane italiane che ha avuto una sua consacrazione al Rock On The Rock Festival. Unico appuntamento del suo genere, si svolge da quattro anni sul Lago di Garda, nel mese di luglio, e ha tutte le caratteristiche dei migliori festival rock internazionali. Dove si esibiscono band come gli argentini Rescate, attivi dal 1992 e in grado di superare le barriere confessionali, trascinando migliaia di fan ai propri concerti; i francesi Day By Day, gruppo di punk-rock della zona di Marsiglia, gli svedesi Mammuth, gruppo hardcore-metal di Jonkoping che vanta partecipazioni a festival in Svezia, Gran Bretagna e Germania, i brasiliani Antidemon, gli americani Rick Cua (ex bassista degli Outlaws, una delle più popolari band di rock sudista di sempre) con i due formidabili chitarristi Tony Hooper e Tom Lane, per un americanissimo melange di rock, blues e country. Oppure, ancora, come gli hawaiani Luminous, star dell'edizione del 2006, il cui sound risente di influenze britanniche come U2 e Coldplay, naturalmente su un piano più spirituale. Ma ci sono state anche formazioni provenienti da Croazia, Inghilterra e Olanda, Belgio, Danimarca e Finlandia.
«Il primo festival cristiano a cui partecipai in America fu per me un evento rivelatore», dice Denny Hurst. «Fu in quell’occasione che mi accorsi che Dio desiderava che i giovani si divertissero e lo celebrassero con gioia. Non tutti ci condividono, nemmeno in Usa, ma a noi non interessano le convenzioni. A noi interessano i valori».
Quello del culto individuale, che può trasformarsi in celebrazione collettiva durante l’esibizione di un gruppo cristiano, è un messaggio trasmesso da band finlandesi, inglesi, americane, tedesche, argentine, brasiliane ecc. Perché il rock cristiano sembra non avere confini. Ma è il momento di comunione tra pubblico e artisti che può risultare un po' sinistro, con tanto di botta e risposta, conversioni in diretta sotto il palco e persino una sorta di estasi mistica. Anche questo è il mondo della musica cristiana.

In fondo, per qualcuno è sinistra anche la giornata della gioventù. Meglio i Papa Boys o i Christian Punk?

Commenti