da Londra
Gli americani l’hanno ribattezzato relaunching, rilancio, noi italiani useremmo la parola reinserimento. Le donne sanno bene di che si parla, soprattutto quelle che ad un certo punto hanno smesso di lavorare e dopo qualche anno hanno deciso di riprendere la carriera lasciata a metà. In America, in Inghilterra succede continuamente. Si decide di rimanere a casa dopo aver avuto il primo figlio, poi si posticipa il rientro perché nel frattempo ne è arrivato un altro e li si vuole veder crescere. Il congedo di maternità vola, le ferie se ne vanno ad ogni febbre del bambino, le babysitter a tempo pieno si portano via uno stipendio che molto spesso non è poi gran cosa.
A volte non si tratta neppure di una decisione netta presa a tavolino, conti alla mano. Si comincia pensando che tanto è solo per qualche anno, poi i tre anni diventano cinque, al sesto si ammala un anziano genitore e in un lampo sono già trascorsi dieci anni da quando ci si è sedute l’ultima volta dietro ad una scrivania. E dopo dieci anni sembra incredibile, ma quella scrivania può mancare, soltanto che non si sa più come riconquistarla.
Il problema del rilancio o del reinserimento in un mondo del lavoro profondamente mutato è talmente sentito nelle donne che hanno passato i 45 anni da aver favorito il nascere di una moltitudine di agenzie fatte apposta per risolvere il loro problema. Women Like Us, una compagnia di reclutamento che ha sede a Londra, è una di queste. Quando Sheila Fitzgerald lesse la loro pubblicità pensò che non facevano al caso suo. «Ero fuori dal mercato da dieci anni - ha raccontato al quotidiano The Guardian - e volevo tornare a lavorare, ma non era facile. Tutto era cambiato, i posti di lavoro, la tecnologia. Ero preoccupata di non essere più adatta. Non ero troppo vecchia, ma ormai neppure una giovane apprendista. Non ero esattamente a caccia di lavoro, quando vedevo qualcosa di interessante presentavo una domanda, ma senza risultato. Quando ho letto di questa agenzia che ti “addestrava” al rientro - ha ammesso - ho pensato che non mi serviva. “Sono una professionista” mi sono detta, non ho bisogno di questo tipo di assistenza, so ancora come si scrive un curriculum. Ma dopo due anni ero disperata, mi presentai ad alcune sessioni per delle interviste che risultarono di grande aiuto». Adesso Sheila è manager in una società di tecnologie della comunicazione. Ma parlare della vita dopo il periodo di mamma a tempo pieno è ancora un tabù. Il vuoto e l’eventuale infelicità che possono invadere le ore di tempo libero lasciate dai figli che sono diventati grandi non sono argomenti facili da affrontare. Eppure sono tantissime le donne che a cinquant’anni desidererebbero una seconda opportunità, anche migliore - perché no? - della prima.
Lo scorso anno negli Usa è stata pubblicata la guida Back on the Career Track. Le autrici sono due madri rimaste a casa per sei anni prima di riprendere le loro occupazioni nei settori degli investimenti bancari e dei cacciatori di teste. E proprio lo scorso mese la scrittrice Meg Wolitzer ha pubblicato The Ten Year Nap, una descrizione minuziosa delle vite di quattro amiche che si chiedono che cosa fare dopo essere rimaste per dieci anni fuori dal mondo del lavoro. In Gran Bretagna il 55% delle donne con un figlio sotto i 5 anni è occupato, un dato che sale al 79% quando l’ultimo figlio raggiunge i 16 anni. Rientrare non è facile eppure non si parla quasi mai degli ostacoli che le donne devono affrontare durante il percorso. Kate Grussing, fondatrice di una agenzia di consulenza per il reclutamento, la Sapphire Partners, si è specializzata nell’offerta di personale per lavori con orari flessibili, incarichi condivisi e sostituzioni di maternità. Molte delle sue clienti sono donne rimaste a casa per cinque, dieci anni. In futuro però potrebbero esserci anche molti uomini, come sottolinea Lynda Gratton, docente alla London Business School.
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