La rivista fa satira su Maometto Redazione «punita» con le bombe

La rivista fa satira su Maometto Redazione «punita» con le bombe

La redazione è stata bruciata, ma il numero di Charlie Hebdo è arrivato comunque in edicola in Francia. Sharia Hebdo, il numero speciale del popolare settimanale satirico francese, con in copertina una caricatura del profeta Maometto, ha attirato contro la redazione le ire degli estremisti. Nella notte tra martedì e mercoledì qualcuno ha lanciato una molotov contro i suoi locali, a Parigi. Le stanze, vuote a quell'ora, hanno bruciato per due ore. «Non abbiamo più un giornale, tutte le apparecchiature sono state distrutte», ha detto Charb, nom de plume di Stéphane Charbonnier, vignettista e direttore del settimanale.
In prima pagina del numero uscito ieri c'è una caricatura del profeta Maometto: «Cento frustate a chi non muore dal ridere», dice. Quanto basta a far infuriare gli islamici radicali. Nell'islam è vietata la rappresentazione fisica del Profeta. Nel settembre 2005, la pubblicazione di vignette raffiguranti Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten aveva scatenato all'inizio del 2006 violente proteste nel mondo islamico. Charlie Hebdo aveva ripubblicato i disegni, incontrando le critiche di gruppi islamici francesi che portarono il caso in tribunale.
Dopo aver pubblicizzato l'uscita del numero speciale, dicono a Charlie Hebdo, è arrivata una mail con minacce di morte in caso di pubblicazione. L'edizione si concentra sulla "sharia soft", «in onore del ruolo dell'islam nelle rivolte» arabe. «Per celebrare in maniera appropriata la vittoria degli islamisti di Ennahda in Tunisia, e la promessa del presidente del Consiglio nazionale di transizione che la sharia sarà la principale fonte di legge in Libia, Charlie Hebdo ha invitato Maometto a essere direttore per un giorno», scherza la redazione in una nota. E fa firmare al Profeta un editoriale sul bere halal, secondo i dettami dell'islam, in cui l'alcol è proibito; dedica una sezione - Sharia Madame - a donne e velo islamico, da poco vietato in Francia.
Tutte le parti politiche in Francia condannano l'attacco al settimanale. La denuncia arriva «unanime» anche dai capi delle rappresentanze islamiche nel Paese, in cui vivono sei milioni di musulmani. Quando la redazione spiega che «non c'è nulla di insolitamente provocatorio» nel numero speciale rispetto a edizioni passate dice il vero. Charlie Hebdo con il suo umorismo ruvido rientra in una tradizione tutta francese di satira feroce, aggressiva e irriverente contro tutto e tutti, contro qualsiasi potere, al di là della linea editoriale di sinistra. I toni sono quelli provocatori e goliardici di un filone intellettuale libertario, sfacciatamente laicista e anticlericale, che ha le sue basi negli anni Settanta, ma che guarda indietro, alle critiche popolari dirette alla monarchia stessa. Basta una ricerca su Google per accorgersi che tra gli obiettivi di Charlie Hebdo ci sono tutti: dall'ultradestra del Fronte nazionale agli islamisti, passando per politici di ogni estrazione.

Così, Dominique Strauss-Kahn è ritratto con un caftano orientale mentre abbraccia un gruppo di donne completamente velate: «Il clima è migliore che a Lille, e rompono meno che a New York», dice DSK; sopra la scritta: «Sharia in Libia». Charlie Hebdo è finito in tribunale anche per un numero del 2008 su Papa Benedetto XVI: «Benedetto XVI è favorevole a un ritorno ai fondamenti del cattolicesimo. Anche noi: ridiamo i cattolici in pasto ai leoni».

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