Giuseppe De Bellis
da Milano
Dolce vita costa niente. Si ispira al film di Fellini e aspira: vuole essere lo strumento per la promozione dellantiproibizionismo, del movimento «legalizzala». Si parla di erba, di coltivazioni, di piantine, di essiccamento, di cartine. Ti insegnano a curare una pianta, a farla fiorire, a farla essere sempre più rigogliosa. Saporita. Efficace. Linea verde, tra Fazzuoli e Sardella. Qui però non ci sono felci o gerani. Cè il tronchetto della felicità: la canapa, il suo mondo, gli effetti terapeutici. Si parla poco di spinelli che restano però sullo sfondo. Dolce vita racconta cose che in Italia sono illegali, ma è una rivista perfettamente legale. Grottesco: lItalia considera la droga un grande problema, stabilisce tabelle precise al milligrammo, si interroga su proibizionismo e antiproibizionismo, si scanna in Parlamento per una canna, poi però può andare nelledicola sotto casa e trovare una rivista che racconta tutto. Allora uno si chiede: e un bambino? Anche loro per caso possono trovarsi con Dolce vita tra le mani? Paradossi. A forza dei quali, in questo numero (il quarto) pubblica lelenco delle fiere mondiali dove acquistare prodotti per assaggiare la marijuana e un opuscolo che è la guida italiana ai negozi che vendono pipe, filtri, semi.
È un mondo parallelo, che chi non ha mai provato uno spinello non può comprendere. Cè tutto: chi usa abitualmente la Cannabis vuole essere informato e allora cè anche questa rivista che informa su cose che, invece, i moralisti non vorrebbero mai sapere. Per esempio cè la rubrica i «consigli del canapaio»: «Se non potete seminare in pieno campo, dove la Cannabis sarà specie dominante, evitate di sprecare semi buttandoli in piena terra (...). Fate crescere le piantine in vasi singoli almeno per le prime tre settimane».
Il Canapaio sotto la firma precisa: «Le informazioni contenute in questo articolo non intendono in alcun modo istigare, indurre o esortare lattuazione di condotte vietate dalla legge». Ecco, avvisi come questo sono ovunque, persino sotto il colophon che contiene tutte le informazioni sulleditore e il direttore della rivista. Si precisa e si avverte, un po si mettono le mani avanti per evitare di cadere nella buca dellillegalità. Si raccontano anche i trucchi per rendere le piante più belle, per avere fiori più grandi, belli e profumati. Come una qualunque rivista di giardinaggio: con la cannabis si possono creare coreografie incredibili. Lo scrive Soma, definito sotto la sua firma Guru della coltivazione.
Poi laltro cavallo di battaglia: gli scopi terapeutici di una pianta che per molti è considerata solo una droga. Dolce vita allargomento dedica una pagina intera. Due articoli: uno dedicato alle modalità di assunzione della Cannabis e in particolare di un dispositivo che permette di inalare il vapore procurato dalla pianta. Accanto le cose si fanno ancora più serie: trattamento della nausea e del vomito nei pazienti in chemioterapia. Si racconta dei farmaci cannabinoidi che sono più efficaci dei farmaci trazionali per limitare gli effetti indesiderati delle cure tumorali. Si scrive anche dove è possibile acquistarli, visto che in Italia sono vietati: Canada, Belgio, Germania, Olanda, Svizzera, Israele e Sudafrica.
Nella voglia di informare su tutto, Dolce vita ha anche langolo dellavvocato. In questo mese precisa che i semi di Cannabis non sono droga, quindi quando la polizia e i carabinieri li sequestrano, tecnicamente commettono un errore. Lavvocato spiega, però, che per legge non potrebbero essere coltivati. Ovviamente cè anche una spiegazione dettagliata delle quantità massime di stupefacenti che la nuova legge Fini ha individuato per non incorrere nel reato di spaccio: «10-15 spinelli». La tabella compare nella pagina dedicata allantiproibizionismo, che poi è lanima di Dolce vita. Si spiega, si dice, si racconta. Ci sono le pubblicità: l80% di negozi che vendono accessori per consumare la Cannabis.
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