Rivolta di clandestini, evadono in diciotto

Danneggiamenti e botte in un centro di accoglienza di Torino. Feriti sette agenti

da Torino

Botte, devastazioni e infine la fuga. È stata una notte di violenza quella tra venerdì e sabato nel Centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino.
I tafferugli sono iniziati intorno alle 2, quando un egiziano è stato sorpreso a scavalcare la recinzione dentro cui sono collocati i container dove vivono gli immigrati. L'uomo è stato bloccato, ma in pochi attimi il personale addetto alla sicurezza del centro è stato sorpreso da una raffica di pietre, oggetti di ogni genere: soltanto all’alba le forze dell’ordine sono riuscite a riportare la calma. Ma a caro prezzo: sette feriti tra gli uomini in divisa, locali devastati e 18, dei 57 extracomunitari rinchiusi, riusciti ad evadere. Almeno quattro di loro non erano nuovi a simili tentativi, già tentati in altri Cpt del sud Italia. In maggioranza i 18 evasi sarebbero nordafricani, in gran parte più volte fermati per reati legati allo spaccio.
Ultima miccia, questa torinese, che ha riacceso la polveriera delle polemiche. A dare la stura proprio un sindacato di polizia, il Sap che, per bocca di Silverio Sabino, segretario provinciale di Torino, non usa mezzi termini: «Amnistia per i delinquenti, sanatoria per i clandestini, grazia per i terroristi e assassini di poliziotti che diventano parlamentari della Repubblica. Questo è quel che offre la classe politica italiana ai cittadini. In questo clima ci meravigliamo se 60 immigrati ospiti del Cpt di corso Brunelleschi tentano di fuggire in massa massacrando di botte 7 poliziotti, carabinieri e finanzieri? Se chi ha il diritto-dovere di governare questo Paese non si darà una regolata, comprendendo che sui principi di legalità e giustizia non si può scendere a patti e compromessi, episodi come quello di stanotte sono destinati a ripetersi. La legge Bossi-Fini, come tutte le norme, può essere migliorata, ma ha dimostrato di saper funzionare - ha aggiunto Sabino - soprattutto se i governi in carica, siano essi guidati da Berlusconi o Prodi, insisteranno sulla strada degli accordi con i Paesi stranieri più poveri per i rimpatri».
Ieri il prefetto di Torino, sempre in contatto col Viminale, ha visitato il Cpt dove sono subito partiti i lavori di ripristino dei molti manufatti andati distrutti oltre che di messa in sicurezza della struttura.
Da An e dalla Lega una proposta: «Sono dieci anni che diciamo che i Cpt vanno trasferiti fuori dai centri abitati. Ora torniamo a ripeterlo e speriamo che il sindaco e il prefetto se ne occupino perché non deve più essere il punto dieci dell'agenda ma il punto numero uno». Mentre il capogruppo del Carroccio in Consiglio provinciale, Arturo Calligaro, auspica che «il nuovo governo di sinistra, sotto la spinta delle sue componenti più estremiste, non prenda a pretesto episodi come questi per mettere in forse l'efficacia sulla legge sull'immigrazione e sui Cpt perché l'ultima cosa di cui la città ha bisogno è un'ulteriore invasione di clandestini».
Come se avesse letto nel pensiero di Francesco Martone, senatore del Prc e già segretario della Commissione Diritti umani del Senato.

Che nel pomeriggio dichiarerà: «Le politiche migratorie del nostro Paese devono essere centrate sui diritti umani dei migranti e delle loro famiglie. L'esistenza dei Cpt dovrà essere soddisfatta con strutture che escludano la detenzione e la privazione di libertà dei migranti, nell'ambito di un generale ripensamento della legislazione nazionale».

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