Rivolta contro i «banksters» Via i soldi dai grandi istituti

Dicono basta ai banksters, i banchieri (banker) che si comportano da gangsters, ovvero quelli delle grandi banche di Wall Street, che dopo aver provocato la più grave recessione degli ultimi ottant’anni e aver intascato sussidi pubblici, diretti e indiretti, per 3mila miliardi di dollari, nel 2010 hanno incassato bonus per 140 miliardi; naturalmente senza aver rispettato nessuna degli impegni presi con il governo americano.
Già, perché in cambio dei 3mila miliardi, i principali istituti avrebbero dovuto fornire crediti a tassi molto bassi, rinegoziare i mutui con un occhio di riguardo per il contraente, fornire liquidità alle aziende. Nulla di tutto questo è avvenuto, però hanno approfittato del tasso di sconto prossimo allo zero per prendere a presto fondi dalla Federal Reserve e speculare selvaggiamente sui mercati finanziari. Come prima, più di prima. Tanto, da quanto è passato il principio too big to fail (troppo grandi per fallire), le varie Citibank, Bank of America, Wells Fargo, Goldman Sachs sanno che, eventuali nuovi, colossali buchi stile Lehman, verranno salvati dal governo americano.
Uno scandalo, che non ha suscitato l’indignazione dei grandi media americani (troppo vicini all’establishment e sotto ricatto sul versante pubblicitario, ma che milioni di americani non hanno dimenticato. Sono i cittadini che lottano per non perdere la propria casa, quelli che l’hanno già persa, i 16 milioni di disoccupati e, più in generale, gli elettori, di destra e di sinistra, disgustati dallo strapotere della casta di Wall Street.
Il Center for Media and Democracy, un’associazione semisconosciuta che da anni denuncia le operazioni di lobbing e di manipolazione dei media da parte delle grandi società americane, ha ideato il neologismo banksters e, parallelamente, ha lanciato una petizione per sollecitare il presidente Obama a rispettare la promessa di cambiamento che finora, in campo finanziario, ha clamorosamente disatteso. Aveva fatto campagna indossando i panni del candidato che combatte i poteri forti, ma appena arrivato alla Casa Bianca ha nominato Tim Geithner alla guida del Tesoro e Larry Summers, come superconsigliere economico ovvero due economisti che sono espressione proprio di quel mondo. E questo spiega la sua compiacente passività.
Il progetto contro i banchieri-banditi è stato accolto bene su internet, ma è letteralmente esploso quando Huffington Post, celebre giornale online, ha rilanciato l’idea lanciando una seconda campagna: Move Your Money ovvero «Sposta i tuoi soldi», in collaborazione con il Roosevelt Institute e l’Institutional Risk Analytics. Il concetto è semplice: si invitano i lettori a trasferire i propri fondi dalle grandi banche a quelle piccole ancorate al territorio, le cosiddette community banks, equivalenti alle nostre Casse di risparmio.
Sebbene sia difficile sapere con esattezza quanti americani abbiano già cambiato banca, un dato rivela il successo dell’iniziativa. Il sito che elenca le Casse locali, città per città, ha visto triplicare le visite, passate da 100mila e oltre 340mila, mentre migliaia di utenti ne amplificano l’eco, continuando a parlarne sui blog e su Facebook. .
Intanto ieri è ripresa la stagione dei fallimenti. La Horizon Bank di Bellingham, nello Stato di Washington, ha gettato la spugna ed è stata rilevata da un ente governativo, la Washington Federal Savings and Loan Association. La Horizon era piccola, a dimostrazione che non sempre le banche di dimensioni ridotte offrono maggiori garanzie di quelle grandi. Per questo Huffington invita a premiare solo gli istituti che sono poco indebitati e che preferiscono perseguire profitti svolgendo le tradizionali attività bancarie, anziché avventurarsi in spericolate operazioni di ingegneria finanziaria.


Persino American Banker, storica rivista di settore, ha riconosciuto che la campagna di Huffington si fonda su «ragioni valide» e che pertanto il suo successo è «comprensibile».
È la società civile che si risveglia. Una certa America non ne può più dei banksters e della loro inesauribile avidità.
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