Enrico Silvestri
da Milano
Le prime notizie parlavano di scontri furibondi, drammatici episodi di autolesionismo, feriti e devastazioni alla struttura. Per tacere di pagine del Corano buttate nel wc. Così il prefetto di Milano Bruno Ferrante ha pensato bene di fare una sorta di operazione «trasparenza»: porte aperte in via Corelli ai giornalisti che possano controllare le condizioni di vita dei clandestini e i danni della rivolta scoppiata al Centro temporaneo di accoglienza. Il bilancio finale parla di 21 arresti tra cui tre feriti lievi. Compreso il tunisino di 21 anni che avrebbe ingoiato lamette da barba: medicato in ospedale, poche ore dopo era già in tribunale per essere interrogato dal magistrato.
Tutto era iniziato lunedì sera verso le 20 quando un gruppo di extracomunitari (provenienti da una quindicina di Paesi diversi) è salito sui tetti dei settori B e C della struttura, riservati agli uomini. Hanno scardinato le lamiere del tetto, poi gettate nel cortile interno, appiccato dei focolai qua e là usando pannelli di polistirolo e stracci, danneggiato suppellettili allinterno. Sono intervenute le forze dellordine che hanno riportato la calma, arrestando appunto 21 persone. Comparse poi ieri in tribunale per linizio del processo per danneggiamento e incendio doloso.
E ieri loperazione «trasparenza» voluta dal prefetto per controllare le condizioni del Centro. Una struttura composta da 5 padiglioni: A, in ristrutturazione, che ospiterà chi chiede asilo politico, B e C, quelli maschili coinvolti laltra sera nella «rivolta», D, femminile, ed E, transessuali, ciascuno composto da sette stanze da 4 letti. Gli «ospiti» possono muoversi liberamente nelle camerate e nel cortile interno, ma ovviamente non uscire, e possono usare il cellulare oppure i telefoni pubblici.
Nel Cta trovano posto una sede staccata dellufficio stranieri, spazi per rappresentanze diplomatiche, sale magistrati e avvocati. Il centro è sorvegliato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, ma gestito dalla Croce Rossa che visita gli stranieri quando entrano ed è a disposizione per ogni richiesta sanitaria, fornisce i pasti e cambia le lenzuola tre volte la settimana. Insomma non è un hotel a 5 stelle però...
Anche per questo, come spiega il prefetto, non cerano ragioni per scatenare una rivolta, se si eccettua il desiderio di riacquistare la libertà.
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