Rivolta dei residenti: «Le ronde non bastano dateci cani antidroga»

Ascensori rotti, citofoni distrutti, occupazioni abusive, cantine e cortili che si trasformano in centri di smistamento della droga. Spaccato di vita nelle case popolari di tutta Milano. Da ogni caseggiato un grido di dolore, comune denominatore: i cittadini segnalano, ma nessuno risponde. Da nord a sud, da est a ovest, lo scenario si ripete. Gli inquilini sono in grado di tracciare la mappa dell’illegalità caseggiato per caseggiato. E così nella Milano dell’Expo i residenti delle case popolari si improvvisano poliziotti e vedette: sono anziani, pensionati, comitati di quartiere, padri di famiglia. Ognuno ci mette del suo, e così pezzo dopo pezzo, il puzzle si completa. Superando paure e minacce, loro, le sentinelle delle case popolari, consegnano giornalmente alle forze dell’ordine, il quadro dell’illegalità.
«Le ronde? Le facciamo già. Noi sappiamo perfettamente chi entra e chi esce dai nostri cortili, chi occupa abusivamente e quante volte». In via Lope de Vega, stabile Aler a gestione autonoma, per esempio, i rappresentanti degli inquilini aveva presentato all’Aler un progetto per installazione di un sistema di telecamere a circuito chiuso che permettesse di tenere sotto controllo la via. «Queste sono le nostre ronde, presidio e controllo del territorio. Avevamo proposto anche di mettere due vigilantes, uno con cane antidroga, perché vigilasse sul quartiere di notte - spiega Romano Zappilli, che ieri insieme agli altri inquilini ha partecipato all’assemblea organizzata da Carmela Rozza, consigliere comunale del Pd, a palazzo Marino per fare il punto sulle case popolari, appunto -. Dopo le telecamere, Aler ha bocciato anche questa richiesta, perché non sapeva come dividere le spese tra gli inquilini».
«Anche noi facciamo le ronde - replicano dal quartiere San Siro - controlliamo chi entra e chi esce dai cortili. L’altro giorno, per esempio, abbiamo segnalato extracomunitari che spacciano nelle cantine di via Abiati, ma non abbiamo visto né polizia, né carabinieri. Ecco, il problema è proprio questo: noi segnaliamo, ma nessuno interviene». Stessa situazione in zona 2, al quartiere Tarabella-Palmanova-Cisano: c’è chi occupa e poi subaffitta gli appartamenti: «Abbiamo chiamato l’altra notte per segnalare uno di questi casi, ma i carabinieri non sono usciti».
Il giorno in cui la Cgil scende in piazza contro il decreto sicurezza e violenza sessuale approvato ieri dal Governo, che all’articolo 6 autorizza le associazioni tra cittadini non armati per il controllo del territorio, i residenti della case popolari si svelano come i veri precursori delle ronde. Al di là dei nominalismi, infatti, sono proprio gli inquilini dei quartieri più degradati, che da anni svolgono questa funzione di controllo e di sorveglianza, a difendere con i denti il diritto alla casa di chi ne ha veramente bisogno, il rispetto della legalità e delle regole.

Una missione ufficializzata anche dal sindacato: «I cittadini fanno già le ronde. Chi governa si dovrebbe preoccupare piuttosto del fatto che le istituzioni non rispondono alle denunce dei cittadini» dichiara Silvia Davite del Sunia.

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