Politica

La rivolta dei taxi paralizza le grandi città

I sindacati convocati al ministero. Il Codacons va in Procura

Antonio Signorini

da Roma

Cortei intorno alle piazze, colonne di auto bianche che procedono a passo d’uomo sulle arterie che collegano città e aeroporti, fino ad accenni di assedio nei pressi dei palazzi dove si prendono le decisioni sul loro futuro. I tassisti hanno deciso di non far calare d’intensità la protesta contro la parziale liberalizzazione delle licenze prevista dal decreto Bersani, il ministro allo Sviluppo economico che ieri ha ribadito la validità del provvedimento sostenendo che prevede garanzie forti. Argomentazioni alle quali i tassisti hanno risposto con assemblee, in primo luogo quelle di Roma e Milano, che hanno confermato la linea della lotta «a oltranza», almeno per un’altra settimana, fino, cioè allo sciopero ufficiale in calendario per l’11 luglio. Una prospettiva che preoccupa il governo, tanto che per scongiurarla ieri sera le organizzazioni dei tassisti sono state convocate per oggi al ministero per lo Sviluppo per un primo incontro tecnico.
Una dialogo difficile, anche perché c’è poco o niente di pianificato nella protesta dei tassisti, come dimostra il bollettino di guerra di ieri, terzo giorno di agitazione per la categoria. Prevedibili, forse, solo le interruzioni del servizio nei principali scali aeroportuali che anche ieri hanno creato disagi a migliaia di viaggiatori. Ancora una volta a Roma e a Milano, ma anche a Torino, Napoli e Genova. Fin dalla prima mattina in quello romano di Fiumicino le auto bianche sono rimaste ferme, costringendo i passeggeri a ricorrere ai treni o alle auto a noleggio. Tutto bloccato davanti all’aeroporto di Linate dove 300 autisti milanesi hanno deciso la lotta «a oltranza fino alla morte». Non c’è stato bisogno dell’assemblea per fermare il servizio a Malpensa dove i tassisti, sia milanesi sia varesini, spontaneamente, hanno deciso di non caricare nessuno.
A cogliere di sorpresa sono state soprattutto le altre forme di protesta, come quella dei circa 200 tassisti romani che hanno «occupato» l’autostrada Roma-Fiumicino procedendo a 30 chilometri all’ora. Un «tappo» ripetuto un paio di volte durante la giornata, che ha causato code lunghe fino a 40 chilometri. Ancora più radicali i tassisti «indipendenti» di Milano che hanno bloccato del tutto viale Forlanini, in netto dissenso anche con i colleghi aderenti ai sindacati ufficiali. Comportamenti che il Codacons, ha segnalato alla magistratura per verificare se configurino illeciti, come turbativa di pubblico servizio o blocco stradale. A Milano è stato anche decisa l’interruzione del radiotaxi e quindi, in sostanza, di tutto il servizio, con l’intento di prevedere delle navette solo per i disabili o i malati muniti di certificato medico. Uno stop totale, quindi, nonostante il sindaco Letizia Moratti abbia annunciato di non voler utilizzare il decreto Bersani.
La tensione è stata alta un po’ dappertutto. E a Torino si segnalano i casi più allarmanti. Un tassista che non aderiva alla protesta della categoria è stato aggredito da un gruppo di colleghi che gli hanno anche rotto il tassametro accusandolo di essere un «crumiro». Dei testimoni hanno chiamato la polizia che non è riuscita però a prendere gli aggressori. Episodi che alimentano i timori di chi nella categoria, come il coordinatore di Taxi Italia e responsabile nazionale della Fit-Cna Maurizio Longo, comincia a pensare che qualcuno stia preparando un intervento delle forze dell’ordine.
Oltre agli aeroporti, i tassisti hanno preso di mira le sedi del potere. A partire da Palazzo Chigi. Lì la protesta scelta dagli autisti è stata di far passare una decina di vetture alla volta nei pressi del palazzo del governo centrale, a passo d’uomo e con il clacson attivato. Proteste simili anche davanti ai palazzi che ospitano i governi regionali e le giunte comunali. Il decreto Bersani lascia infatti alle autonomie locali il potere di decidere se allentare i vincoli delle licenze. Milano ha appunto deciso che non lo farà. Segnali d’apertura anche dal primo cittadino di Roma, Walter Veltroni, che ieri ha esortato il governo centrale a procedere con la concertazione, ricordando ai tassisti che l’amministrazione capitolina di centrosinistra ha sempre avuto «massima attenzione» verso le loro richieste.

Aperture che sono servite a poco, visto che subito dopo circa 350 taxi si sono concentrati su piazza Venezia, a pochi metri dal Campidoglio, per iniziare un blocco che proseguirà con un presidio «permanente» del sindacato Ugl.

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