RomaTre aliquote Irpef, cinque grandi imposte al posto della pletora di tasse e balzelli che portano i contribuenti sullorlo di una crisi di nervi. Allassemblea annuale della Confartigianato Giulio Tremonti scopre le prime carte della riforma fiscale: semplificazione, una base imponibile la più larga possibile, e aliquote le più basse possibile perché è così che si fa il miglior investimento per ridurre levasione fiscale. Un fisco a misura di lavoro, di giovani, di famiglia con figli.
Ma anche a misura dEuropa: «Non si può fare la riforma fiscale in deficit - scandisce - sarebbe una contraddizione rispetto allimpegno morale che tutti i governanti devono avere in questi momenti. Scassare il bilancio pubblico - avverte - è una strategia che non è nellinteresse della gente, ed è un prodotto dellirresponsabilità». Tremonti spiega che «se vai a chiedere soldi in giro, ti chiedono un segnale di serietà, ed è quello che stiamo facendo. La parola data va mantenuta, anche nel nostro interesse», aggiunge riferendosi allimpegno per il pareggio di bilancio pubblico nel 2014.
È una risposta netta ai molti che, in queste ore, chiedono al ministro chiedono di avere più «coraggio» nel ridurre le tasse. Lo dice ancora una volta Roberto Maroni. Per il ministro dellInterno, «il governo deve fare scelte coraggiose, in primo luogo in materia fiscale. Le può fare mettendo subito mano alla riforma, anche se il momento è difficile, trovando le risorse finanziarie per le necessarie coperture. Uno sberlone fa male, ma a volte ti fa rinsavire. Non vogliamo che si realizzi il proverbio: non cè due senza tre».
La riforma che Tremonti ha in mente ha una forte connotazione sociale. Il prelievo fiscale può essere modificato in funzione di tre logiche fondamentali: la natalità (cioè i figli), il lavoro e i giovani. Niente agevolazioni per chi va in giro col gippone: «Molti assegni assistenziali - osserva - ce li hanno quelli che possiedono i Suv. È un enorme bacino da cui possono derivare risorse per fare la riforma e correggere le finanze pubbliche». E la politica deve dare il buon esempio: «Meno aerei blu e più Alitalia», sintetizza, confermando che per tutti gli incarichi pubblici la remunerazione non devessere superiore alla media europea.
«Credo sia giusto un sistema a tre aliquote Irpef» al posto delle cinque attuali, spiega il ministro dellEconomia. Ma anche qui bisogna essere prudenti, e calibrare gli scaglioni di reddito sulla base di «quanto riusciamo a tagliare». Molti tributi minori possono essere accorpati e concentrati in poche grandi imposte, anche solo cinque («dal complicato al semplice» era uno dei capisaldi del libro bianco del Tremonti professore). E ancora: drastico sfoltimento delle 480 agevolazioni fiscali e assistenziali, una vera e propria «torre di Babele». Si può anche ragionare, dice il ministro, «di detassazione delle nuove attività produttive». Un incentivo per la nascita di imprese.
Resta in forse laumento dellaliquota Iva: un intervento che, pur allettante perché fornirebbe 6 miliardi di euro di maggior gettito, potrebbe avere effetti controproducenti sullinflazione e sui consumi, ritardando ancora la ripresa economica. E lotta allevasione, che ha concorso a riportare le entrate fiscali dei primi 4 mesi 2011 ai livelli pre-crisi.
Per quanto riguarda tempi e modi, la riforma fiscale dovrebbe seguire il modello del federalismo. Una legge, con cui il governo chiede al parlamento la delega per intervenire, e quindi i decreti delegati. Ci vuol tempo, ma alla fine i risultati arrivano. Il caso sotto gli occhi di tutti è quello del federalismo municipale, che ha introdotto la «cedolare secca» del 21% sugli affitti. Entro il mese, poi, Tremonti varerà la manovra economica fino al 2014. Per questanno e per il prossimo gli interventi saranno molti limitati, nulla di più di una manutenzione del bilancio.
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