Stile

La rivoluzione sta in una borsa

Elena Banfi

Il nuovo corso della maison Valentino sotto la direzione artistica unica di Pierpaolo Piccioli è di quelli da ricordare. Perché tutta la complessa filosofia di questo grande nome, simbolo di lusso, bellezza ed eccellenza, è racchiusa in una borsa.

La Rockstud Spike Bag firmata Valentino Garavani ha un alto compito da svolgere e una grande responsabilità: è custode e, insieme, prima testimone dei valori più importanti per il brand. Da una parte, il culto dell'alto artigianato italiano e la passione per l'umanità in tutte le sue espressioni come fonte di ricchezza e di cultura (vedi la scelta di Piccioli e del guru dell'obiettivo Terry Richardson di ritrarre, per la campagna adv, il modo in cui persone comuni scelte per caso nelle strade di lower Manhattan, indossano la nuova it-bag).

Dall'altra, il desiderio di spingersi oltre la tradizione e di sfidarne le regole con un'attitudine rock, dirompente e contemporanea. Insomma, la Rockstud Spike è molto più di quello che sembra. Cosa la rende unica? Design e lavorazione, innanzitutto: grazie a una speciale tecnica di trapuntatura artigianale, uno schema di borchie ordinate, ma ribelli ne illumina la superficie come una punteggiatura punk, ennesima prova della couture che diventa tendenza, del capolavoro che prende ispirazione da quella fonte inesauribile di pulsazioni creative che è la strada.

Una maniglia posta tra la tracolla e il corpo della borsa è il mezzo mobile che trasforma l'accessorio in un oggetto dalle infinte varianti di personalizzazione.

Il valore della Rockstud Spike Bag si evidenzia anche in questo, nella sua capacità di metamorfosi e di adattamento: bella oltre misura, non è nata per essere semplicemente un accessorio che definisce e completa il look di una persona, ma come oggetto dei sogni, eterno, senza tempo, dotato della rara capacità di permettere (a chi ha la fortuna di possederlo) di raccontare al mondo intero la propria attitudine, il proprio inimitabile stile.

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