Robben in contropiede regala sorrisi all’Olanda

Gli arancioni, dopo aver rischiato nei minuti iniziali, hanno preso in mano il gioco soffrendo più il caldo dell’avversario. Piace la linea verde di Van Basten. Merk arbitro indisponente

Tony Damascelli

Arjen Robben ha ventidue anni. Bastano e avanzano per essere già un fenomeno. Da solo, si può dire e scrivere così dopo aver visto la partita di Lipsia, l’ala sinistra (esistono ancora) dell’Olanda regala a Marco Van Basten la vittoria sulla Serbia Montenegro. Gol in contropiede e prestazione ai limiti della perfezione, semmai rovinata dall’egoismo che accompagna questo ragazzo che fa sognare non soltanto gli olandesi ma anche i londinesi del Chelsea. Pensate a immaginare che cosa potrà mai essere il trio di attacco a disposizione di Mourinho prossimamente su quegli schermi: Schevchenko-Drogba-Robben, senza trascurare Ballack. Ma è bastato Robben da solo, in una nazionale olandese da arancia meccanica a piegare l’ultima edizione di una nazionale Serbia-Montenegro, in verità tutta serba. Un gol realizzato dopo 18 minuti, su classico contrassalto per idea di van Persie e galoppata di Robben che di sinistro ha messo alle spalle di Jevric. Il vantaggio è arrivato dopo che Milosevic aveva bruciato due occasioni favorevoli, anticipando il sodale Kezman nella conclusione. Robben ha provocato emicranie e depressioni nel povero Nenad Djordevic che non ha mai capito da che parte andare, girarsi, intervenire al punto che, dopo 42 minuti, l’allenatore Petkovic lo ha richiamato in panchina mandando in campo il vigoroso Koroman e spostando sull’olandese volante il centrocampista calvo Duljai, con ottimi risultati.
Il caldo, reso più opprimente nella pentola dello stadio di Lipsia, ha sgonfiato la corsa olandese nel secondo tempo ma la squadra di Van Basten ha tenuto sempre il campo, rischiando soltanto nei minuti finali quando il watusso Zigic e Ljuboja, che avevano preso il posto della coppia titolare Milosevic-Kesman, hanno avuto il pallone per battere Van der Sar. Il quale, notizia singolare, ha accusato anche i crampi, dopo aver effettuato un paio di parate decisive, su conclusioni dalla distanza.
L’Olanda giovane ha convinto, le scelte di Van Basten discusse alla vigilia (la rinuncia alla convocazione di Seedorf su tutte) si sono rivelate perfette. Sul giovane centrocampista dell’Ajax, Weslye Sneijder, ha lavorato per tutti, consentendo a Cocu e Van Bommel di rifiatare, non si è espresso, invece, sui livelli soliti Giovanni Van Bronchhorst, il solo dei suoi a restare sotto la sufficienza mentre anche Van Nistelrooy è stato messo all’ombra dallo strapotere fisico e tecnico del collega Robben.
La Serbia ha retto la sfida per venti minuti, poi ha smarrito carattere, gioco, idee. Stankovic, utilizzato sempre in corsia esterna, non è mai andato alla conclusione, la difesa ha avuto in Dragutinovic un buon argine al movimento olandese ma l’errore di Gravancic, in ritardo e in affanno nell’azione del gol di Robben, è stato pesantissimo e ha condizionato anche il resto della partita per la retroguardia serba.

Indisponente anche la direzione di Merk, indicato come miglior arbitro del mondo, erede di Collina sul podio ma decisamente contrario ai serbi, sei ammoniti in tutto (4 per la Serbia, 2 per l’Olanda) potrebbero far pensare ad una partita aspra. Così non è stato, complice la canicola e le restrizioni sciocche della Fifa che disciplina addirittura il momento in cui i calciatori possono bere.

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