Roberto cala il poker sullo stile di Obama

Che cosa si nasconde dietro il volto del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, immortalato dal fotografo dei grandi, Bob Kriger? Cittadini lombardi, uomini, donne, anziani e giovani, persone di ogni età, estrazione sociale, origine, etnia. Sono cittadini qualsiasi, ma lombardi doc. Gente comune come lo stesso governatore, che sceglie, nei manifesti elettorali che saranno affissi nelle nostre città a partire da domani, di chiamarsi semplicemente Roberto. In maniera del tutto confidenziale il presidente scende dal 30esimo piano del Pirellone per mescolarsi alla gente comune, e farsi chiamare come si chiama la gente semplice, solo per nome. È la prima volta che, nel nostro Paese, si assiste a una rivoluzione del genere. «Roberto, uno di noi» è il payoff, lo slogan che tra gli addetti ai lavori indica la personalità del prodotto o dell’azienda. Non solo, dal manifesto è scomparso anche il simbolo del partito. A chi obietterà che lo sfondo della foto è di colore azzurro, ovvero il colore del Pdl, un’esperta di comunicazione come Annamaria Testa, copywriter, farà notare che l’azzurro «è il colore che meglio fa risaltare l’incarnato. È la scelta più ovvia. Certo, il blu, in tutte le sue tonalità, è associato al relax, ma in questo caso non ha una valenza simbolica».
Ma... c’è un piccolo ma. Eppure questo manifesto l’ho già visto... assomiglia ai manifesti elettorali di un altro presidente, quello degli Stati Uniti, Barack Obama. Camicia bianca, sguardo sicuro, sfondo azzurro e un elemento che spicca: il volto dei cittadini a comporre la figura del presidente.
«È una buona campagna, fresca, coerente, nel panorama agghiacciante della comunicazione politica questa non è niente male. Si vede che è firmata da un professionista. Il messaggio? Il presidente - spiega la Testa - lancia un appello ecumenico, una chiamata alle armi ai cittadini. Il vero obiettivo è invitare la gente a visitare il sito (che sarà attivo da domani, ndr)». Ormai, spiegano gli addetti ai lavori, i veri giochi si fanno in un altro ambito: i manifesti servono solo per far sapere agli elettori, anche a chi non legge i giornali, che il tale politico è candidato.
E lo staff dei candidati alle regionali lo sa bene. Dietro Formigoni, che si candida per il quarto mandato, infatti, agli uomini del presidente si affiancano esperti di comunicazione al lavoro da novembre, che non finiranno di stupirci con una seconda «puntata».
Dietro Penati, la consapevolezza di dover sfidare un avversario molto forte.

«Penati ha cominciato ad affiggere manifesti tempo fa - osserva Gavino Sanna, il pubblicitario sardo che firmò la prima campagna di Formigoni - denotando paura e mancanza di identità. Non solo, il payoff “L’alternativa lombarda” presuppone la presenza di un antagonista che si teme. Chi non ha paura non si cura dei rivali».

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