Daniele Petraroli
E alla fine non rimase nessuno. Come nel celebre libro di Agatha Christie (tradotto in italiano «Dieci piccoli indiani») Forza Italia rischia seriamente di sparire se continua con questo andazzo. Dopo lex assessore alla Sanità della giunta Storace Marco Verzaschi, transfuga a luglio, il partito azzurro ha perso un altro pezzo grosso. Ha sbattuto la porta nella mattinata di ieri, infatti, niente meno che Gian Roberto Lovari, capogruppo in consiglio comunale. Così a rappresentare il partito del premier, in Campidoglio sono rimasti appena in 5 degli 11 eletti nel 2001: Antonio Tajani, Beatrice Lorenzin, Fabio De Lillo, Giuseppe Failla e Pasquale De Luca (figliol prodigo tornato «a casa» appena un paio di mesi fa). E, come se non bastasse, Forza Italia è riuscita a stabilire un record negativo. Ha perso infatti per la quarta volta in poco più di quattro anni il capogruppo. E addirittura tre di loro, Gaetano Rizzo, Gianfranco Zambelli e la «new entry» Lovari, hanno cambiato casacca. Il primo è passato alla Margherita, il secondo al Gruppo Misto mentre il terzo ha annunciato proprio ieri la sua adesione al Nuovo Psi.
Sono tre i motivi indicati da Lovari nella sua lettera di dimissioni a Berlusconi: le posizioni, definite «inaccettabili» al referendum sulla procreazione assistita, il no al partito unico (nel quale «si sta nello stesso partito con chi pensa che Fini ha sbagliato nelle sue dichiarazioni su Israele o nella sua attenzione agli immigrati») e il ritorno tra i socialisti nella prospettiva «dellunità ritrovata». Gongola lUnione («la sua uscita conferma la crisi del centrodestra», commenta il consigliere regionale Ds Giovanni Carapella) mentre Forza Italia spara a zero sullennesimo «traditore» passato armi e bagagli al nemico. Per il coordinatore romano Gianpaolo Sodano «la divisione tra laici e cattolici è assolutamente anacronistica e non corrisponde più al modo di sentire della società italiana che ha saputo superare una contrapposizione che ha lacerato le coscienze. Sul partito unico: ridurre a incompatibilità personali un progetto che riguarda lo sviluppo del sistema politico italiano e il definitivo superamento della fase di transizione che abbiamo vissuto è pura miopia politica». Per il consigliere regionale Antonello Iannarilli, «fa bene Lovari a riprendere la sua strada ma farebbe ancora meglio se si dimettesse da consigliere comunale. Come tutti quelli che in queste settimane hanno tradito Forza Italia anche lui dimentica di ricoprire una carica politica che ha guadagnato grazie a questo partito. Troppo spesso queste trasmigrazioni politiche sono legate a poltrone e stipendi». Nel Nuovo Psi, invece, si festeggia il nuovo acquisto che permetterà al partito di Bobo Craxi di costituire un proprio gruppo in consiglio comunale. «Bentornato al compagno e amico Roberto Lovari - è il saluto del vice segretario nazionale Donato Robilotta -. La sua scelta rafforza sempre di più la prospettiva dellunità socialista, della riaggregazione della diaspora, la costruzione di una casa comune di tutti i socialisti». La particolarità, però, è che, almeno per il momento, il Nuovo Psi rimane nel centrodestra. Come tiene a chiarire proprio Robilotta, infatti, «sono fortemente impegnato nel processo di unità socialista ma ribadisco ancora una volta che i cinque anni della giunta Storace sono stati per me cinque anni esaltanti». Se il Nuovo Psi tentenna ancora nel decidere se e come spostarsi a sinistra e Forza Italia si interroga sugli errori compiuti quando si decisero i candidati al Comune nel 2001 (per non parlare dei capigruppo), Lovari, invece, sembra aver le idee chiare.
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