I rom di Genova arrivano in Parlamento. E pure la vicenda delle assunzioni in porto. Un momento, non equivochiamo: non è che, dopo gli articoli del Giornale sullinvasione di nomadi, zingari, sinti e compagnia bella (cioè, brutta) in città - della serie: barbecue a Brignole, soggiorno sotto i ponti della Valbisagno, appostamenti di innaffiatori e giocolieri ai crocicchi stradali per lordare il parabrezza delle auto in sosta e riscuotere la tangente, e chi più ne ha più ne metta -, non è, insomma, che dopo questo po po di sfogo mediatico sulle nostre pagine, i protagonisti di tanto degrado si siano spostati dai bivacchi sotto le stelle alle Camere istituzionali. Per loro, anzi - gli impuniti del bivacco, finti poveracci e veri sfaccendati, e soprattutto clandestini professionali e professionisti in servizio permanente effettivo (ci provi chi vuole a smentirmi) - le camere, al massimo, sono solo quelle delle roulotte che posteggiano senza multa in pieno centro di «Genova, più bella più tua».
No, i rom (come la vicenda del porto di cui trattiamo nelle pagine successive) arrivano in Parlamento, più precisamente a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, in quanto Giorgio Bornacin, Pdl, che del Senato è ormai un esperto, con tre legislature in carniere intervallate da unesperienza a Montecitorio, ha deciso di portare il caso-Genova, lo scempio- (...)
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