Roma accoglie Ronald Spogli il nuovo ambasciatore Usa
12 Agosto 2005 - 00:00Banchiere californiano, è di origini italiane. È stato compagno di studi di Bush e ha lavorato anche a Milano
Anna Astrella
da Roma
Villa Taverna accoglie oggi il nuovo «inquilino». È Ronald P. Spogli, ambasciatore statunitense a Roma, che riceve il testimone da Mel Sembler. Il cinquantasettenne industriale californiano arriva nella capitale con la famiglia (moglie e due figli) pronto per «ampliare e rafforzare» le relazioni con lItalia, convinto - come ha dichiarato nella sua audizione al Senato americano - che «le innumerevoli iniziative che i due Paesi stanno realizzando insieme dimostrano come gli italiani e gli americani, quando lavorano fianco a fianco nel mondo, conseguono ottimi risultati».
Nel suo curriculum Spogli annovera una laurea in storia, a Stanford, e un master, con il presidente George W. Bush, alla Harvard Business School. Entrato nel mondo degli affari ha fondato una società di investimenti bancari (la Freeman Spogli & Co).
La scelta del Senato americano di puntare su Ronald Spogli potrebbe favorire la distensione definitiva dei rapporti tra Roma e Washington, che non sono stati sempre facili negli ultimi mesi. Il neoambasciatore, infatti, parla bene litaliano, e anche alla commissione Esteri del Senato Usa non ha dimenticato di sottolineare le sue origini: «Nel 1912 - ha spiegato - mio nonno paterno venne dallItalia in questo Paese, senza risorse e senza un mestiere. Per più di ventanni ha lavorato come minatore in una miniera di carbone della Pennsylvania. Il fatto che soltanto due generazioni dopo larrivo di mio nonno io mi trovi nella condizione di chiedere la vostra conferma a questo prestigioso incarico è un chiaro riconoscimento non tanto alla mia persona, ma alla perdurante promessa americana». In più il banchiere californiano fin da giovane ha frequentato il Belpaese: «LItalia - ha dichiarato Spogli al Senato - ha avuto una profonda influenza nella mia crescita personale, iniziata quasi quarantanni fa quando, giovane ventenne, ho messo per la prima volta piede sul suolo italiano. Da allora ho vissuto in quel Paese per tre anni da studente, poi da ricercatore universitario e docente. In anni più recenti, come uomo daffari, ho investito in società con interessi commerciali in Italia. Negli ultimi trentasette anni mi sono recato diverse volte in Italia; essendo un grande ammiratore della cultura italiana e un sostenitore appassionato dellistruzione universitaria, sostengo presso la Stanford University, mia alma mater, una cattedra per lo studio della lingua e della cultura italiana, nonché un centro studi per stranieri presso la sede di Firenze».
Luomo giusto, insomma, per ristabilire un clima di reciproca fiducia, dopo le incomprensioni per il rapimento da parte della Cia dellimam Abu Omar, e per fugare definitivamente le ombre del caso Calipari.
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