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Roma aggancia il Milan Per Zac esordio "pari"

Un rigore fantasma aiuta la nuova gestione, poi Mauri pareggia. Rossoneri fermati dal Livorno in casa, giallorossi in risalita con un tacco di Okaka in partenza

Roma aggancia il Milan 
Per Zac esordio "pari"

Il miglior attaccante della Juve è stato Saccani. Senza quel rigore (inventato) il viso di Zaccheroni si sarebbe fatto rosso sangue e il bilancio juventino rosso-verguenza. La prima di Zac è un pari: così lasciavano intuire le stelle e così è stato. Ma solo gli sprovveduti potevano pensare che bastasse la bacchetta magica di un nuovo condottiero per riabilitare una difesa ad effetto choc. Juve più tonica e reattiva del solito. La Lazio ha dato una mano evitandole gran grattacapi in fase d’attacco. Negli ultimi cinque incontri, a Torino, i laziali avevano pareggiato una sola volta: non è un bel segnale per il futuro bianconero. Anche la statistica volge al peggio. Juve forse più compatta, squadra con tanto «vorrei ma non riesco». Lazio meglio disposta a centrocampo assecondando Baronio. Juve che ha trovato miglior giocate nel moto continuo di Diego, ha fatto intravedere in Candreva quel giocatore con futuro da modellare: utile, ma non indispensabile.

Però la Signora dal vizietto non si smentisce mai. Dopo un primo tempo dignitoso e nel quale ha dato la sensazione di tener fra le mani la partita, se non proprio gli avversari, ecco la ripresa giocata nel giro di otto minuti: rigore inventato da Saccani (una mano di Diakite sulla spalla di Del Piero) con relativo gol del capitano, eppoi l’irrompere in area di Mauri, pronto a sfruttare il suggerimento di Zarate e il solito assenteismo difensivo juventino.

Che dire? Roba da far cascare le braccia. Juve al solito gruviera. Attacco al solito incomprensibile: Amauri fa il pivot, il gioco di sponda, corre ma non conosce l’arte del cannoniere. Diego e Del Piero non ce la fanno da soli.

La squadra ha creato e magari giocato finalmente con ritmo un poco più sostenuto. La Lazio non si è presa spaventi, ma è bastato poco per uscire indenne. E sentir ancora una volta i fischi dello stadio torinese. Il dilemma bianconero è chiaro: per ora non resta che piangere. O fischiare.

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