Fabrizio de Feo
da Roma
Sarà pure una missione impossibile scalare il Campidoglio e tentare di sottrarlo a un fuoriclasse dellimmagine e della comunicazione come Walter Veltroni. Ma è unimpresa che non spaventa né il provetto alpinista Gianni Alemanno, abituato ad attaccare le vette più impervie, né a un politico appassionato di mare e incline a nuotare con naturalezza anche nelle acque più agitate della politica come Mario Baccini. Sono loro, il ministro delle Politiche agricole e quello della Funzione pubblica, i due uomini in corsa per la candidatura a sindaco di Roma. Una bella novità rispetto al passato quando mobilitare i leader nazionali del centrodestra per la sfida capitolina risultava difficilissimo e la ricerca di un candidato assomigliava molto a quelle lotterie dove partecipano in molti ma il possessore del biglietto, al momento dellestrazione, non si trova mai.
Una partita aperta
Oggi il clima è diverso. Al di là delle schermaglie e delle prudenze, sia Alemanno che Baccini vogliono giocarsi davvero questa partita. E non perché siano «costretti» a scendere in campo dai loro rispettivi partiti ma perché ambiscono a crescere politicamente mettendosi in gioco su un palcoscenico di primo piano. Una competizione interna alla Cdl che qualcuno ipotizza possa risolversi addirittura ricorrendo alle primarie così da regalare una investitura popolare al candidato. Ma questa opzione, al momento, è ancora relegata tra le ipotetiche dellirrealtà.
La vera questione è unaltra: capire chi due ha maggiori possibilità di farcela contro luomo delle Notti bianche, il pupillo dello star system capitolino, il sindaco-doppiatore che è riuscito a staccare la propria immagine dalla dimensione logora della politica e a riposizionarla in territori attraenti come quelli letterari e musicali. Un duello al sole quello con lex segretario Ds in cui, per il temerario sfidante, sarà possibile imbracciare una sola arma: depotenziare la suggestione veltroniana puntando i riflettori sui tanti, irrisolti problemi di Roma. «Il punto è far capire che dottor Jekyll e Mister Hyde sono la stessa persona» suggerisce Fabio Rampelli, una delle colonne romane di An. «I cittadini, in base ai sondaggi, sono profondamente insoddisfatti dei servizi pubblici romani. Vedono la città soffocare nel traffico e nello smog. Ciononostante concedono a Veltroni indici di gradimento elevati, come se non gli imputassero alcuna responsabilità. Bisogna far capire che i disservizi non sono figli di nessuno ma hanno una paternità precisa».
La «lezione» rampelliana sia Alemanno che Baccini sembrano averla ben presente. Tantè che da almeno un paio di mesi non perdono occasione per concedersi qualche divagazione polemica sui problemi della capitale. Il cambio di marcia e di prospettiva dallambito nazionale a quello locale resta, però, ancora da realizzare e potrà avvenire soltanto quando ci sarà una designazione certa. La volontà è quella di diradare le nebbie e arrivare a definire il candidato sindaco della Casa delle libertà entro Natale, senza commettere lerrore di una scelta «last minute» come avvenuto in molte recenti elezioni amministrative. In questo senso una prima accelerazione potrebbe essere già dietro langolo. Qualcuno, infatti, sussurra che già domenica Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa potrebbero lanciare la volata per il loro collega di partito in una manifestazione centrista convocata allEur.
Quei sondaggi incoraggianti
Ma quali sono le carte che i due candidati possono spendere al tavolo della trattativa? I sondaggi danno Alemanno e Baccini attestati praticamente sulle stesse percentuali, attorno al 46-47% contro il 53-54% di Veltroni (con il ministro delle Politiche agricole in lieve vantaggio rispetto al titolare della Funzione pubblica). Una distanza, insomma, tuttaltro che incolmabile. «Per attaccare la corazzata veltroniana il candidato del centrodestra deve avere due frecce nella propria faretra: avere il consenso della Chiesa ed essere capace di stringere un rapporto forte con le periferie» dicono in ambienti centristi. «Due atout di cui Baccini gode, essendo stato sollecitato dal mondo cattolico a scendere in campo, avendo un buon rapporto con il sindacato ed essendo radicato sul territorio romano. Inoltre le ultime due candidature targate An, quelle di Moffa e Storace, non hanno avuto fortuna nelle urne. Forse è meglio compiere scelte diverse questa volta». Cè un altro aspetto che, secondo i centristi, gioca a favore di Baccini: la possibilità di recuperare il voto dellUdeur e dei fuoriusciti romani di Forza Italia. Uomini su cui Baccini potrebbe lavorare in prima persona per smussare le punte più aguzze del loro risentimento.
Il fattore Alleanza nazionale
Sullaltro fronte, quello di Alleanza nazionale, si guardano i numeri e si ricordano la forza e il radicamento del partito nella capitale. Si sottolineano i buoni rapporti del leader della Destra sociale con il mondo cattolico. E lentusiasmo che una candidatura Alemanno accenderebbe nelle sezioni, nelle periferie e tra i giovani (ma anche tra le fila di Confindustria, visto che lex segretario del Fronte della gioventù ha costruito un rapporto preferenziale con Luca Cordero di Montezemolo). «Sì, è vero, Moffa e Storace hanno perso nelle ultime elezioni. Ma sono stati anche capaci di vincere quando avevano tutto contro» ricorda la leader di Azione giovani, Giorgia Meloni. «Contro Veltroni servono sostanza e soluzioni e Alemanno sarebbe luomo giusto per motivare un partito che punta a una rivincita dopo le regionali. Fermo restando che per noi il nemico da battere resta Veltroni, non Baccini». Sullo sfondo cè un terzo incomodo che si affaccia allorizzonte: Mauro Cutrufo. Il questore del Senato, eletto nelle liste Udc e poi passato nella formazione di Gianfranco Rotondi, si presenta come candidato sindaco per la Dc. Unavventura politica di testimonianza per uno dei grandi «acchiappavoti» della capitale.
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