Roma - Rabbia, paura e lo spettro dello xenofobia. All’Appio Latino, il quartiere dello stupro di San Valentino, scatta la caccia all’uomo. Con la comunità romena, prima in quanto ad aggressioni, nel mirino generale. Traballa l’utopia dell’integrazione inseguita dal sindaco Alemanno e dalla delegata Ramona Badescu. Del resto non hanno nulla di conviviale le minacce della mamma della 14enne violentata (segretaria di un magistrato), l’ipotesi di ronde e le prime scritte inneggianti alla legge del taglione. Attorno al parco c’è poca luce. «Dov’è la sicurezza? - dice un residente -. Qui, vicino al laghetto c’è una colonia di romeni sempre ubriachi e la sera ho paura perché è buio». «Quei due animali sono così stupidi da essere rimasti nel parco? Non ci credo - ripete una signora a spasso col cane -. Quel parco maledetto dove potrebbero essersi rifugiati o nascosti i due violentatori è esteso e complesso. Fino a un anno fa c’erano accampamenti, romeni che abitavano nelle grotte e attorno delle baraccopoli. Poi lo sgombero, ma i clandestini ciclicamente tornavano». Intanto si delineano i contorni del tragitto dell’orrore. I due fidanzatini, lei 14 anni e lui 16, sono stati trascinati a forza dagli stupratori per 500 metri, da una panchina in un’area per cani adiacente a via Latina fino a una zona nascosta del parco della Caffarella, tra rovi e sterpaglie. Poi sono stati costretti a camminare per circa 10 minuti nel parco prima di giungere sul luogo della violenza, un anfratto pieno di rifiuti e coperto da vegetazione. Per arrivarci, dall’ingresso dell’immensa oasi verde che dà su via Latina, dove i ragazzi sono stati adescati, il tragitto è impervio. Nel percorrerlo si rischia di cadere e rimanere impigliati tra i rami e il filo spinato. Il punto preciso dello stupro, un anfratto del parco, si trova in un vecchio insediamento rom. Per arrivare agli aggressori la mobile romana lavora su tracce trovate nel luogo della violenza ma anche sull’identikit pronto dei due uomini, dell’est europeo. A uno dei due aggressori i due ragazzini hanno tentato di dare un volto: lo hanno descritto scuro e con i capelli lunghi. «Ci hanno detto che erano armati - ha riferito il ragazzo -. Che avevano una pistola e che dovevamo seguirli, altrimenti ci avrebbero ammazzato».
Secondo la polizia i due violentatori sono probabilmente romeni e non rom, perché sembravano, sempre secondo la testimonianza dei due ragazzi, ben vestiti. Sul posto dello stupro, un anfratto di questo splendido pezzo di campagna romana, dove pascolano mucche e pecore, a pochi chilometri dal centro, la scientifica ha trovato tracce «importanti». Nell’attesa è arrivato il primo segnale di insofferenza.
Nella notte quattro romeni sono stati feriti, due in modo serio all’interno di un locale sulla via Appia dove alcuni giovani a volto coperto sono entrati armati di mazze di legno. Era «il locale dei romeni» a quattro passi dalla Caffarella.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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