Roma - Bagni con rubinetti d’oro, marmi pregiati nei saloni, statue e vasi antichi nei corridoi e nelle camere da letto. Il passo da nomadi ad amanti del lusso per cinque esponenti del clan Casamonica è stato brevissimo. Lo spaccio di droga ha permesso loro di dimenticare bidonville e baracche permettendo loro di vivere in sei lussuose villette nel quartiere della Romanina, alla periferia Est di Roma. La famiglia rom più nota della capitale, specializzata in usura ed estorsioni, da anni al centro di continue inchieste da parte della magistratura, ieri ha ricevuto l’ennesimo duro colpo da parte delle forze dell’ordine.
Gli agenti del commissariato Romanina, diretti da Antonio Pignataro e coordinati dalla Procura di Roma, hanno fatto scattare l’«operazione Eolo», che ha portato dietro le sbarre Giuseppe e Rosaria Casamonica insieme a Cesare, Mariagrazia e Rosina De Rosa con l’accusa di spaccio, detenzione di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. I cinque erano diventati da tempo il punto di riferimento per l’acquisto di cocaina nella zona sud della città e avevano calamitato l’attenzione di moltissimi clienti, tra i quali avvocati e imprenditori, provenienti anche dalle altre province del Lazio, principalmente Latina e Rieti.
A insospettire gli investigatori il continuo via vai di gente attorno alle sei villette di via Devers, dove i rom abitavano circondati da arredi sfarzosi e ricercati. Il clan, del resto, era tenuto sotto stretta osservazione proprio perché da sempre specializzato in reati legati alla droga e allo strozzinaggio.
Le telecamere a circuito chiuso che segnalavano l’arrivo delle forze dell’ordine e le vedette che stazionavano all’esterno delle ville pronte a dare l’allarme hanno costretto gli uomini del commissariato e della squadra mobile a travestirsi per mesi da postini o netturbini per poter controllare i movimenti dei criminali senza dare nell’occhio.
Il blitz romano non è stato l’unico contro i nomadi. Anche nel Bresciano le forze dell’ordine hanno effettuato un’altra operazione. Stavolta contro nomadi più «umili». Quelli del campo rom di Montirone: oltre a roulotte e baracche, c’erano anche cinque case abusive in muratura che sono state demolite.
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