Due blindati della polizia, un furgone per il servizio ristoro, detto catering, alcune guardie del corpo, militari vari, manipolo di giornalisti, fotografi, cameramen: «A Tommà facce vince». Mancavano i tricolori e i gladiatori ma Roma ieri mattina, erano le sette e quaranta, era una città aperta, hanno detto che era la liberazione. Proprio così, nessuna esagerazione, riporto parole e pensieri del popolo giallorosso che sogna la svolta, la società di football sta per essere venduta, finisce l'era dei Sensi, dei buffi, dico debiti, e delle promesse, non mantenute (ingrati tifosi), si conclude l'epoca tutta italiana, la banca ha trovato il compratore, quello che voleva lei, sembra, pare, può darsi, domani, forse mercoledì la firma definitiva.
Un americano a Roma, Nando Mericoni-Albertone Sordi, rivisto e corretto nella persona di Thomas DiBenedetto, è lui l'uomo non solo ma al comando del quartetto yankee, un cittadino di Boston, pronto a magnarsi i macaroni che so roba da carrettieri. Di Benedetto si è presentato un po' stranito per il viaggio, alla faccia del dollaro, in classe economica dagli States a Fiumicino Leonardo da Vinci, non immaginando tanta caciara, prima, durante e dopo. Pure imprevedibile il colore arancione, mazza che zozzeria avrebbe detto Mericoni, del suo maglione con la zip, ma la giornata è stata lunga, tra carte, avvocati, rappresentanti, telefonate, pause di riflessione, voci contrarie, illazioni, smentite, addirittura l'apparizione di Cesare Romiti, romanista di quelli antichi anche ai tempi belli e fasulli juventini, con la busta paga agnelliana, presente nello studio legale Grimaldi, per affari propri ma con un interesse tutto tifoso agli sviluppi dell'incontro in corso nella sala accanto con i personaggi e interpreti della vicenda, Fiorentino e Peluso, rispettivamente vicedirettore e responsabile corporate banking di Unicredit e gli avvocati Tonucci e Bingham per gli acquirenti e i legali degli studi Carbonetti e Grimaldi per la parte venditrice.
Il tam tam delle radio romane, vera unica voce autorevole della città, non ha perso un solo attimo della giornata storica mentre il sindaco Alemanno informava di essere pronto ad ospitare mister DiBenedetto a colazione, magari domani, un voto tira l'altro, così come il presidente del Coni, Gianni Petrucci, è sceso nell'arena per difendere l'Olimpico dopo che mister Thomas Richard DiBenedetto aveva disprezzato lo stadio dei Giochi, promettendo un nuovo impianto, come da propaganda, per una grande squadra. Insomma Roma non si è fatta mancare nulla, addirittura una voce che sta prendendo corpo e potrebbe dare una sveglia a tutti i sognatori. Ci sarebbe un vero compratore, un quinto uomo, un imprenditore tedesco che aveva offerto trecento milioni ma che era stato, stranamente, respinto dalla banca. Il quinto uomo riappare, è presente, si inserirebbe per poi acquistare il pacchetto di maggioranza a un prezzo inferiore alla propria offerta originaria.
La faccenda si complica, non vanno dimenticati alcuni precedenti: tre anni fa Giorgio Soros arrivò a offrire duecentottanta milioni ma la trattativa sfumò per motivi ancora oggi oscuri, mentre l'"affaire" Fioranelli & C si è concluso con le manette. Per non dire di quel tipo con il cappello da cow boy, mister Tim Burton, il texano che voleva comprarsi il Bari ma a fatica riusciva a pagare una pizza.
Ce n'è per tutti i gusti, la notte porterà consiglio, l'opzione di esclusiva per l'acquisto scade giovedì ma potrebbe essere ribadita e, dunque, prolungata, mentre gli americani chiedono uno sconto. Ballano i milioni come le parole e i progetti, ballano i tifosi della "maggica" mentre quelli della Lazio sognano un colossale pernacchio.
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