«Roma corre? È anche merito del governo»

Lo sgombero del Roma è «una soluzione improvvisata che non risolve ma peggiora il problema»

Massimo Malpica

Il Prg «non dà certezze», l’emergenza abitativa è più calda che mai, e se il nuovo piano l’affronta «è perché An ha fatto approvare una variante che prevede l’edilizia economica e popolare». Gianni Alemanno, candidato sindaco di An per il Campidoglio, torna a fare il punto sulla capitale e sui suoi problemi. Cominciando da quelli evidenziati dalle cronache, come il «riposizionamento» degli sfollati del Residence Roma. «Mi sembra che lo sgombero di Bravetta - attacca il titolare del Mipaf - abbia prodotto risultati negativi per come è stato attuato. Ha moltiplicato i problemi in una serie di altri quartieri della capitale, i cui residenti sono ora preoccupati dall’arrivo degli ex inquilini del “Roma”. E dalla Giustiniana arrivano segnali inquietanti di un escalation dell’emergenza, con l’accoltellamento del portiere di un condominio, gesto del quale sarebbe responsabile un nomade sfollato. Insomma, siamo di fronte a una soluzione improvvisata, che non risolve, ma anzi rischia di peggiorare il problema. E su tutto, c’è il concreto rischio che gli alloggi sgomberati a Bravetta vengano rioccupati».
Insomma, il problema-casa resta in primo piano, il nuovo Prg servirà ad alleviare la situazione?
«Sul Prg c’erano aspetti paradossali, risolti in parte grazie al nostro intervento. In particolare nel Piano mancava ogni indicazione sull’edilizia economica e popolare. E soltanto grazie all’accordo di An si è ottenuta l’approvazione di una delibera nella notte, 40 minuti dopo l’approvazione del Prg. In altre parole, si è reso necessario modificare questo atto che pure per Veltroni è “epocale” appena pochi minuti dopo il suo battesimo».
È vero però che erano decine d’anni che si attendeva il varo di un nuovo Prg.
«Certo, in una città amministrata da 13 anni dal centrosinistra, e dove da otto anni si parlava del nuovo Prg, dopo una montagna di elucubrazioni l’amministrazione ha partorito faticosamente un topolino, mediando tra gli interessi di alcuni grandi gruppi e l’immobilismo urbanistico di Verdi e Rifondazione. Comunque noi vorremmo un futuro diverso per Roma. Con un Piano integrato di sviluppo, più adatto a una metropoli per individuare le grandi scelte, e delegando invece la zonizzazione, classico strumento del Prg, ai municipi. Invece ora abbiamo un Prg che non dà certezze. E aggiungo che solo grazie a noi di An si è evitato che “mostri” come Corviale e Vigne Nuove fossero tutelati come parti della città storica, come voleva la follia conservativista di Rifondazione, per salvare l’edilizia collettivista considerandola un pezzo di storia urbanistica. Insomma, pur votando contro abbiamo permesso sostanziali modifiche al piano, compreso il prolungamento delle linee della metropolitana a quartieri che ne erano rimasti tagliati fuori».
Veltroni critica il governo reclamando più poteri, i municipi invece si lamentano con lui per un decentramento mai attuato.
«Penso che debba essere un nostro impegno quello di dare nuovi poteri a Roma, dando potere normativo all’area metropolitana. Ma l’innalzamento delle competenze deve portare anche al potenziamento dei poteri dei presidenti di municipio. Insomma, Roma dovrebbe diventare una città-regione e i suoi municipi devono avere poteri simili a quelli dei comuni. Quanto alle accuse al centrodestra, ricordo che i maggiori poteri per Roma sono stati inseriti da questo governo nella legge sulla devolution.

E a chi, come la Camera di Commercio, esalta le performance di Roma e del Lazio per fare uno spot a Veltroni, dimenticando i meriti del governo e della Regione governata da Storace, rinfresco la memoria sottolineando la funzione essenziale, negli indici positivi dell’economia romana, della giunta regionale di Storace e dello Stato. Il ruolo del pubblico su questa città è stato straordinario: negarlo vuol dire essere troppo subordinati al potere della sinistra su Roma».

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