Cultura e Spettacoli

Roma, i segreti del teatro di Villa Torlonia in venti maxifotografie di Gavazzeni

L'artista milanese presenta fino al 16 novembre al Casino dei Principi della villa capitolina un progetto curato da Gianluca Marziani e finanziato da Pirelli che racconta ai visitatori vita segreta e rumori del tempo di un luogo dal passato miserioso e dal futuro scintillante

È uno dei capolavori dell'architettura ottocentesca capitolina, ma la storia del Teatro Torlonia, nell'omonima villa, è fatta più di ombre che di luci. Lunga la gestazione del progetto, commissionato nel 1840 a Quintiliano Raimondi da Alessandro Torlonia e Teresa Colonna e terminato soltanto trentuno anni dopo; poche le rappresentazioni di cui si hanno tracce; lunga invece la stagione dell'abbandono, a cui si sta ponendo fine oggi con un restauro frutto di un accordo tra il comune di Roma e il gruppo Pirelli al termine del quale il teatro sarà inserito nella programmazione culturale della città.
In questi giorni al Teatro di Villa Torlonia, bizzarro caso di teatro di corte alla francese, è dedicata la mostra «Teatri d'Invenzione», pensato da Carlo Gavazzeni per il Casino dei Principi della stessa Villa Torlonia su progetto di Gianluca Marizani e la collaborazione di Valentina Moncada. Gavazzeni, milanese, 45 anni, presenta una selezione di una ventina di fotografie a colore di grande formato che raccontano al grande pubblico la vita segreta di uno spazio dal passato controverso, dalla vita sotterranea eppure pulsante, ricca di tracce che hanno inciso segni profondi e vitali. Un viaggio nelle memorie segrete di un luogo speciale, tra disgregazioni e crepe, luci mistiche e vite violente, sporcizia e alchimie affascinanti.
Un viaggio archeovisionario tra energia della memoria e intensità fotografica. Gavazzeni ha colto le sottili sfumature nascoste nel teatro, i rumori del tempo, le crepe della bellezza resistente. Lo ha fatto con la sua speciale attitudine iconografica, frutto di luci emozionali, chiaroscuri impressivi, tagli decostruttivisti delle ombre, angolazioni non casuali. Un modello fotografico che ricalca la lenta pazienza degli antichi pittori fiamminghi ma anche dei grandi paesaggisti dell'Ottocento italiano. Un atteggiamento che cambia il volto stesso dell'uso fotografico, scovando la sua natura pittorica, il senso prospettico dello sguardo ambizioso, le sensibilità per ogni variazione di luce evocativa. «La sequenza fotografica - scrive Marziani - ci riporta nel paradiso perduto di un anfratto romano. Percepisci lo stridore dell'apocalisse da camera e il suono planetario della solitudine archeologica. Il teatro di Gavazzeni lascia parlare la natura che riprende lo spazio dell'istinto, racconta i colori del pulviscolo e delle lame di luce improvvisa. Si narra di muri come diari trasgressivi, pagine di scritture coatte (in senso gergale e molto romano) su cui si appuntavano rabbia, eccitazione, paura, stupidità, amore. Attorno alle frasi riaffiorano decorazioni, storie dipinte, sculture ferite. I vuoti di Gavazzeni sono densi di anidride storica, le superfici senza poltrone sono intrise di voci sottomarine...».
La mostra, visitabile tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9 alle 19 fino al prossimo 16 novembre (informazioni allo 060608 e all'indirizzo mail info@museivillatorlonia.it) è solo una parte del progetto «Teatri d'Invenzione». L'altro consistente momento è un grande e spettacolare volume, curato da Caterina Napoleone, che riproduce l'intero ciclo fotografico dedicato al Teatro di Villa Torlonia. Le immagini, tutte rigorosamente orizzontali, ci fanno scivolare in una sorta di narrazione teatrale senza attori sulla scena. Un palcoscenico vuoto eppure stracolmo, un luogo delle molte memorie e delle mille contraddizioni capitoline.

Un viaggio nel tempo che il formato 48x25 centimetri restituisce con il massimo dell'attenzione tipografica.

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