da Roma
Fratelli coltelli, Kramer contro Kramer. Le immagini si sono sprecate per descrivere la più grave guerra intestina dellambientalismo italiano: da una parte Legambiente, dallaltra Italia Nostra. A dividere due tra le principali associazioni ecologiste del Paese in primo luogo è la costruzione della terza (...)
(...) linea della metropolitana di Roma, un progetto che piace ai primi e che è invece osteggiato con tutte le forze dai secondi. Ma la lista degli argomenti che li separa è lunga. E per tutti i casi vale lo stesso schema: Legambiente che difende qualche opera pubblica mentre Italia Nostra cerca di bloccarla. Sta succedendo con lauditorium di Ravello, con un piano di riqualificazione del centro storico di Urbino, con la ricostruzione dellAra Pacis a Roma. Schermaglie e accuse anche per la realizzazione degli impianti eolici per lenergia, cioè le pale che trasformano la forza del vento in energia, e per la localizzazione di alcuni siti di compostaggio della spazzatura.
Differenze tra le due organizzazioni ci sono sempre state e non di poco conto. Legambiente è nata da una costola della sinistra e più precisamente dallArci. Con il tempo è diventata autonoma e si è imposta come la principale portavoce di quellambientalismo nato negli anni Ottanta specializzato in battaglie contro linquinamento e per la riconversione ecologica delleconomia. Italia Nostra è invece nata nel 1955 con lobiettivo di difendere il patrimonio architettonico e paesaggistico dallassalto del cemento. I primi, dietro le quinte, hanno sempre descritto i secondi come ecologisti vecchio stampo, troppo concentrati nella difesa del bello e poco attenti alla salute del «popolo inquinato». I secondi, fuori dai riflettori hanno sempre detto che i primi sono troppo sensibili al richiamo della «stanza dei bottoni», cioè del potere.
Ma il termometro delle tensioni tra le due anime dellambientalismo non aveva mai segnato una temperatura così alta come in questi giorni. Per la prima volta sono anche volate le carte bollate. I primi a ricorrere ai giudici sono stati i legali di Italia Nostra, quando hanno chiesto al Tar del Lazio di annullare la delibera del governo per la realizzazione della linea C della metropolitana di Roma. Fino a qui niente di strano. La dichiarazione di guerra è arrivata poco dopo con un altro ricorso di Legambiente al Tar, questa volta contro il ricorso presentato dai colleghi di Italia Nostra. Il loro è un ambientalismo «irresponsabile», ha detto Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente e sostenitore della linea C, preoccupato dai probabili ritardi che subirà lopera che ritiene indispensabile per la metropoli. Un tunnel a trenta metri di profondità - osserva Legambiente - non compromette né le falde acquifere né i reperti archeologici. Italia Nostra ha respinto come «spropositato» e «inaudito» lattacco di Della Seta e ha risposto riproponendo il suo modello di metropolitana «leggera» su un solo tunnel. Un progetto inadeguato - risponde Legambiente - visto che può trasportare 20mila passeggeri allora contro i 40mila del progetto presentato dal Comune di Roma.
Oltre alle questioni di merito, pesano anni di rapporti sfilacciati e di sfiducia reciproca. La presidente di Italia Nostra Desideria Pasolini dallOnda ha accusato Legambiente di aver «perso negli anni gli elementi caratteristici dellassociazione ambientalista per legarsi sempre più al mondo della politica e degli affari».
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