Roma - Una notte di guerriglia. Una follia devastante che per ore ha seminato il panico nella zona dello stadio Olimpico di Roma. Con un bilancio di decine di agenti feriti e tre fermati. Inutile il rinvio della partita fra i giallorossi e il Cagliari, l’episodio avvenuto ieri mattina nell’autogrill dell’A1 nei pressi di Arezzo ha scatenato la furia ultrà contro le forze dell’ordine, tra le cui file si conteranno almeno una ventina di feriti, chi alla testa, chi alle gambe.
Un’escalation di distruzione irrefrenabile: si comincia con i falò dei cassonetti dell’immondizia, i ciclomotori rovesciati, un’auto incendiata, due pattuglie di vigili urbani aggredite con spranghe e bastoni, con sei feriti, uno dei quali condotto in ospedale. Gli incidenti durano circa mezz’ora, poi le forze dell’ordine riescono a fatica a disperdere i tifosi. Ma è solo un’illusione, la rabbia degli ultrà riparte con maggiore ferocia. Mentre all’esterno dello stadio confluiscono i tifosi laziali che avevano organizzato una fiaccolata per il povero Gabriele Sandri, almeno in 300 si spostano verso il Teatro Olimpico. E la situazione si fa ancora più drammatica: il gruppo degli ultrà, armato di sassi e bastoni, cerca di prendere d’assalto la caserma «Maurizio Giglio» che ospita il reparto volanti della Polizia di Stato, in via Guido Reni. Altre auto e addirittura un bus bruciato, vetri infranti, le fiamme salgono alte e risaltano nell’oscurità, mentre la caserma viene presidiata da una trentina di mezzi blindati. Un poliziotto viene ferito da una grossa pietra che lo colpisce al costato e viene trasportato via in ambulanza (le sue condizioni non sarebbero gravi). In più vengono fermati un ragazzo e una ragazza che hanno partecipato agli scontri con il volto coperto, lanciando di tutto, tra cui numerosi sassi. I poliziotti, in tenuta antisommossa, hanno effettuato diverse cariche e lanciato lacrimogeni per disperdere l’assalto. Subito dopo, l’assalto al commissariato di via Fuga, dove gli ultrà danneggiano anche i vetri delle abitazioni sovrastanti. I poliziotti si sono blindati dentro per evitare altre conseguenze più gravi.
Tutto finito? Macché. Il clima di terrore continua: un primo gruppo di ultrà (circa cento, a volto coperto) entra, dal lato dell’Olimpico, nella sede del Coni per attirare le forze dell’ordine che stazionano nell’area dello stadio e ingaggiare così una guerriglia organizzata. In pratica un vero e proprio agguato. Quando polizia e carabinieri capiscono la situazione, evitano di seguire il gruppo di tifosi, che una volta entrati hanno cominciato a devastare gli uffici del Comitato olimpico. Danneggiato anche l’orologio che scandisce il conto alla rovescia per i Giochi di Pechino 2008 e il banco della reception con i relativi computer. In più viene fatta esplodere una bomba carta. Gli incaricati del servizio di vigilanza fuggono nei sotterranei del palazzo.
Ma non basta. Il ponte Duca D’Aosta che porta all'Olimpico e alla sede del Coni viene bloccato da centinaia di tifosi organizzati che impediscono l’accesso delle auto. Si crea una vera e propria zona franca davanti al Coni, in cui, oltre al ponte, vengono sbarrate le altre vie d’accesso, creando un vero proprio quadrilatero. Dopo l’aggressione a un cameraman di Rete4, c’è da registrare anche quella di un altro operatore televisivo che è stato assalito da sei tifosi e colpito a calci e pugni mentre li riprendeva. Nel parapiglia il malcapitato riesce però a proteggere la sua telecamera.
Gli attimi di paura non sembrano avere sosta. Se gli sbarramenti vengono finalmente tolti dal ponte vicino all’obelisco, la furia si sposta alla caserma di Ponte Milvio, che diventa oggetto di una fitta sassaiola con pietre, sassi e bulloni di ferro, come riferito da fonti investigative, a cui gli agenti rispondono con una carica di alleggerimento. Proprio a Ponte Milvio viene fermata una terza persona. La notizia più sconcertante delle lunghe ore di follia è che gli ultrà laziali si sarebbero coalizzati con quelli giallorossi, anche se molti non sono stati identificati perché a volto coperto e senza sciarpe di squadre di calcio.
La giornata ha registrato anche tensione allo stadio «Iacovone» di Taranto: gli ultrà pugliesi prima chiedono di non giocare, poi causano la sospensione della partita. Scontri con la polizia, lancio di oggetti, vetri di protezione dal rettangolo di gioco infranti. Lo stadio è rimasto presidiato per circa un’ora dalle forze dell’ordine prima che si svuotasse e si fosse certi che il peggio era passato. Lo slogan «assassini, assassini» è stato urlato nel corso del primo tempo di Fiorentina-Udinese dal settore dei sostenitori del club friulano. Il coro è stato ripetuto per qualche minuto ed è stato ben udibile in quanto il resto del pubblico ha smesso di fare il tifo per le squadre in campo.
A Parma compare uno striscione nella curva emiliana: «La morte è uguale per tutti», mentre cori di protesta contro i poliziotti arrivano anche dagli ultrà del Gallipoli. E, in nottata, a Firenze un gruppo di ultrà viola si è radunato davanti alla Prefettura con uno striscione: «Gabriele vive».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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