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Roma-Milan: pari show, ma l'Inter resta lontana

I rossoneri vanno sotto, poi una doppietta di Pato, ma Vuicinic ristabilisce l'equilibrio all'Olimpico. Beckham gioca dall'inizio, ma l'Inter resta a 9 punti. Ne approfitta solo la Juve, lanciata da Del Piero

Roma-Milan: pari show, 
ma l'Inter resta lontana

Roma - Né Milan né Roma. Nessuna delle due approfitta del pari dell'Inter o della sconfitta della Fiorentina: possono consentire guadagni inattesi. Si fermano tutte e due sul pari (che è poi una mezza sconfitta) perdendo il tram chiamato desiderio. Più che Beckham, che pure risulta utile e apprezzato nella sua prima performance in campionato, potè quel demonio di Pato, bomber scelto del gruppo. Le sue magie riaprono la sfida, incanalata da una stilettata di Vucinic, e forse anche la sfida tricolore. Che resta invece una beata illusione se il distacco dalla vetta resta di nove punti anche nelle occasioni propizie. Al pari di Pato, c'è Vucinic, altro tatuaggio sulla pelle ma stesso imperdibile vizietto. Ballano e tremano le rispettive difese: più la Roma nella ripresa che i rossoneri nel primo. Il meglio, per la Roma, avviene prima. Per il siparietto tra Spalletti e Ancelotti («vuoi accomodarti sulla mia panchina?» celia il toscano) concluso da un abbraccio esibito e per le sorprese apparecchiate da Ancelotti: Beckham innanzitutto, atteso in panchina, spunta al fianco di Pirlo e dell'impreparato (fisicamente) Seedorf e poi Kaladze soppiantato da Favalli per scelta tecnica, non certo per un improbabile acciacco che sa tanto di scusa ufficiale. Perché poi la sfida si trascina via, nella prima frazione, a ritmi da allenamento, troppo bassi per esaltare lo spettacolo e per far impennare le emozioni ma sufficienti per consentire alla Roma di fare breccia nella difesa rossonera. La cui responsabilità, sulla stoccata di Vucunic a metà tempo, non è certo da mettere nel conto della coppia centrale (77 anni in due e figuratevi le battute) ma sul diario personale di Jankulovski che è un vero disastro quando deve fare la sentinella del suo argine. Il montenegrino se lo beve in modo imbarazzante dopo il cross di Riise sfuggito sotto la scarpa di Favalli. Il Milan viaggia con l'acceleratore sigillato e tutte le sue sfuriate si concludono, malinconicamente, sugli scogli della difesa romanista. Neanche un tiro in porta, per capirsi, solo una mano aperta di Doni su cross di Zambrotta.

Il meglio, per il Milan, avviene nei primi otto minuti della ripresa: è una sequenza strepitosa e unica, capace di fulminare la Roma rimasta a guardare e sorpresa dallo spunto di alcuni milanisti, Kakà e Pato su tutti, usciti con uno spirito diverso dall'intervallo. Il primo sorprende e ipnotizza Cassetti allestendo per Pato il più comodo dei gol, a porta vuota, sul primo palo sguarnito. Il secondo, che è poi uno dei fuoriclasse a disposizione di Ancelotti, mette il turbo al suo motore appena Kakà lo lancia nello spazio: lui confeziona uno scatto degno di Bolt e poi in area, con un mezzo cucchiaio di sinistro sull'uscita di Doni, firma il sorpasso milanista. Non dura granchè il vantaggio dei rossoneri capaci di preparare altri contropiedi pericolosi mentre la Roma recupera altre energie. Sono quelle necessarie a raggiungere il pareggio, per merito, di chi, se non di lui, di Vucinic, nascostosi agli occhi dei più su una percussione di Baptista per misurarsi questa volta con un volo d'angelo e infilare di giustezza la palla nella buca di Abbiati, incolpevole anche qui come nel primo tempo. Nel frattempo c'è Ronaldinho sostituito (al suo posto Ambrosini): nemmeno allacciando le cinture il Milan riesce a tenere il vantaggio come ormai gli capita puntualmente quando viaggia lontano da San Siro (Lecce, Torino i precedenti clamorosi). Segno che forse non è sufficiente cementare la trincea mediana ma bisogna fortificare la difesa (leggere calciomercato).

E così la Roma recupera il pareggio mentre il Milan riflette: tutto quel «bendidio» di Pato sprecato.

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