Roma, il nazismo fa en plein: gay estremisti e Marzabotto

Festival di Roma, premiati "Brotherhood" e "L’uomo che verrà" Castellitto miglior attore per "Alza la testa". Piaciuta al pubblico la pellicola di Dirittti sulla strage del 1944

Roma, il nazismo fa en plein: 
gay estremisti e Marzabotto

RomaSpinti da un vento freddo, sotto a un cielo plumbeo che neanche a Berlino, arrivano alla spicciolata: la viennese Senta Berger, vestita di pizzo nero e ancora in forma a 68 anni suonati; la milanese Gae Aulenti, in anticipo su tutti e vestita come un uomo; il cecoslovacco, con cittadinanza Usa (dal 1975) Milos Forman, appeso al braccio della sua altissima compagna bionda. I tre membri della giuria internazionale (composta, inoltre, da Gabriele Muccino, Jean-Loup Dabadie, Pavel Lungin) hanno fretta di posizionarsi in Sala Sinopoli, dove si assegnano i premi ufficiali del Festival Internazionale del Film di Roma. Dopo otto giorni filati, compressi a visionare una pellicola dietro l’altra, i giurati emanano una certa letizia: anche questa è fatta e che la cerimonia cominci. Vanessa Incontrada, già dal mattino a cellulari spenti, condurrà una serata un po’ ingessata, un po’ no, com’è nello stile tipico di simili eventi, in bilico tra malinconia e allegrezza. Giuseppe Tornatore, dopo l’ubriacatura di Baarìa, torna alla ribalta per consegnare il Marc’Aurelio d’Oro alla carriera a Meryl Streep, fino all’ultimo a passeggio per la città, innamorata persa del Pantheon, con il marito scultore, Donald Gummer.

Ma i premi, allora? Il Marc’Aurelio d’Oro va a Broderskab, ovvero Brotherhood, provocatoria pellicola dell’esordiente italo-danese Nicolo Donato, che per raccontare una fratellanza di sangue, in stile nazi, ha disegnato un percorso d’amore omosessuale tra due maschi, tutti croce uncinata e attrazione fatale. Premio in linea con la tendenza omofila attualmente predominante nel circo mediatico internazionale. E chissà che Roma, recentemente teatro di aggressioni e pestaggi all’insegna dell’omofobia, stavolta non intenda mandare, via cinema, un messaggio di distensione. Helen Mirren, migliore attrice e vincitrice del Marc’Aurelio d’Argento, si è distinta sulle colleghe per la sua vibrante interpretazione di Sophia Tolstoj, l’appassionata moglie del grande autore russo da lei tratteggiata in The Last Station. Premio più che meritato, dato il curriculum della Mirren e dato il complesso ruolo assegnatole dal regista Michael Hoffman. Ma gli italiani, comunque presenti in buon numero a un festival, che dedica molta attenzione alla produzione interna? Sergio Castellitto è il miglior attore, cui è andato il Marc’Aurelio d’Argento.

Ha convinto tutti, del resto, quel suo calarsi, anima e corpo, nel personaggio di Mero, l’operaio e padre-padrone protagonista dell’interessante Alza la testa di Claudio Angelini, mélo dove la speranza vince su ogni asprezza esistenziale. A Giorgio Diritti, coraggioso autore de L’uomo che verrà, il drammatico film-rendiconto sulla strage di Marzabotto (con Alba Rohrwacher e Maya Sansa) si è conferito il Gran Premio della Giuria: un esito abbastanza prevedibile, a fronte di un’approvazione quasi ecumenica. Anche se, a commento della premiazione il presidente della giuria ha precisato che «abbiamo avuto una discussione abbastanza vivace, non dico che siamo sempre stati giusti, ma onesti sì».

E siccome quest’anno i ragazzi hanno dettato la linea, accorrendo in massa all’Auditorium, per formarsi un’idea di cinema, le giurie adolescenti erano divise in due: 29 i ragazzi da 8 a 13 anni e 35 quelli compresi tra i 14 e i 17. Per la prima, meritevole del premio sezione Alice è stato Last Ride di Glendyn Ivin, delicata storia d’un piccolo fuggitivo, alle prese con un padre incapace d’amore e di rispetto; all’impronunciabile Oorlogswinter di Martin Koolhoen, che ambienta nella Seconda guerra mondiale le vicende del tredicenne Michel, è andato il premio della seconda giuria giovanile.
Per gli amanti del documentario, genere penalizzato in Italia, la giuria diretta da Folco Quilici ha stabilito di premiare l’interessante Songs of Cuba, firmato da Andrew Lang, che si è divertito a riprendere gli allenamenti della «Boxing Academy» a L’Havana.

Menzioni speciali, inoltre, sono toccate a Fratelli d’Italia, di Claudio Giovannesi, e a Severe Clear di Kristian Fraga, concentrato sull’invasione dell’Irak, nel 2003. Nel tripudio generale, infine, Meryl Streep ha ricevuto il Marc’Aurelio d’Oro alla carriera, apparendo commossa e un po’ civetta.

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