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Alla Roma non tornano i Conti. Luis Enrique sbaglia la prima

I gol del figlio di Bruno Conti ed El Kabir aprono crepe nel nuovo progetto americano. L’allenatore: "Serve tempo, non vendo fumo". Totti e De Rossi-gol non bastano. Il Cagliari si conferma bestia nera dei giallorossi

Alla Roma non tornano i Conti. Luis Enrique sbaglia la prima

Roma - I numeri parlano già di un mezzo naufragio (un pareggio e due sconfitte in tre partite ufficiali con l’avventura europea sfumata nei preliminari), ma Luis Enrique non sembra ancora solo. La Roma perde con il Cagliari, squadra ampiamente alla sua portata, e continua a non convincere. Il debutto del tecnico asturiano in campionato è amaro, eppure il pubblico dell’Olimpico alla fine applaude i giocatori giallorossi. Segno tangibile di un credito ancora ampio che la piazza dà al condottiero giallorosso.
«Non sono qui per vendere fumo, abbiamo iniziato un nuovo progetto, ci vuole pazienza, non so quanto tempo ci servirà ma resto ottimista al 100 per cento perchè ho una rosa molto buona», predica Luis Enrique. Il cui progetto, a due mesi dal taglio del nastro, mostra già i primi scricchiolii. «Ci è mancata la mentalità vincente e un bel po’ di concretezza, non arriviamo mai a rete», ammette De Rossi nella pancia dell’Olimpico. Dunque, la ricetta dell’ex tecnico del Barcellona B sarebbe privo di ingredienti importanti. La squadra gira a ritmi bassi (circostanza favorevole al Cagliari di turno), tiene molto palla - alla fine sarà quasi il 60 per cento - ma crea poche preoccupazioni alla porta di Agazzi. Il modello Barça, fatto da una ragnatela di passaggi (saranno oltre 500 alla fine, come recita il «match statistics») sembra più teorico che ricco di risultati convincenti. E la Roma, corta e molto sbilanciata nella metà campo avversaria, è troppo esposta al gioco di rimessa degli avversari.
Ma Luis Enrique, che nel Barcellona B cominciò la prima stagione in penultima posizione e la seconda addidirttura in ultima prima di spiccare il volo, non pensa di cambiare: «Questa è la mia maniera di fare calcio in cui credo fermamente, proprio le mie convinzioni mi hanno portato qui a Roma. Non chiedo cose strane, ma sono convinto che tutto dipenda dal risultato. L’attacco non è andato bene? È colpa mia, abbiamo bisogno di concretizzare le occasioni e sbagliare meno, perchè nel calcio gli errori contano molto».
Dunque, la parola spesa dall’asturiano è «ottimismo», forte di «una fiducia che sento da parte dei dirigenti». «Io non ho visto una Roma in difficoltà», il salvagente lanciato all’allenatore giallorosso dal collega dei sardi Ficcadenti. Che si conferma bestia nera della Roma - l’anno scorso la fermò sullo 0-0 all’Olimpico con il Cesena -, sfrutta la prima occasione capitata nel secondo tempo (l’assist di Josè Angel a Daniele Conti, figlio della bandiera romanista Bruno, che nel suo conto aperto con la Roma arriva a quota 5 gol) e l’espulsione dello stesso Josè Angel per fallo di frustrazione su Biondini e il micidiale contropiede finalizzato da El Kabir.
Il gol di De Rossi pochi secondi prima del fischio di Gava è la magra consolazione per i giallorossi. Il cui futuro immediato si chiama Inter, mentre qualcuno evoca già l’ombra di Delio Rossi sulla panchina. Chissà se la piazza saprà essere paziente.

Di certo il patron DiBenedetto, che ieri ha seguito la partita dagli States, non è soddisfatto e inizia a chiedere risultati.

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