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A Roma il Pdl resta fuori dalle elezioni

RomaLa bomba scoppia alle 12.20 di domenica 28 febbraio anche se la deflagrazione era ampiamente attesa: le liste del Pdl a Roma non sono state ammesse alle prossime Regionali. La Corte d’Appello ha respinto l’istanza del Popolo della libertà perché, ha spiegato il responsabile elettorale Ignazio Abrignani, «secondo loro la lista non è stata presentata e quindi non c’è diritto». Decisione contro la quale ci si appellerà all’Ufficio centrale regionale del Lazio.
Sull’«incidente» che ha impedito all’incaricato Alfredo Milioni di presentare la documentazione sabato mattina il centrodestra cerca di sorvolare. Per Abrignani «non ci sarà bisogno di un rinvio» della consultazione, ma i legali del Pdl starebbero pensando anche a questo escamotage.
La prima mossa dopo il botto la fa la candidata Renata Polverini che attacca a testa bassa convocando una conferenza stampa alla quale presenziano anche il sindaco di Roma Alemanno e il capogruppo alla Camera Cicchitto. «Faccio appello al capo dello Stato affinché i cittadini possano esprimere il proprio voto e la loro preferenza per il partito più importante della regione», attacca la sindacalista invocando assieme al primo cittadino della Capitale l’intervento di Giorgio Napolitano.
«Come sindaco di Roma, mi appello al capo dello Stato e ai magistrati che devono decidere sugli esiti di questa vicenda, affinché venga garantito il diritto dei romani a esprimersi democraticamente», ha rilevato Alemanno che ha persino inviato una lettera al Quirinale aggiungendo che «anche la candidata presidente Bonino e i partiti di centrosinistra dovrebbero essere consapevoli che non si può alterare in questo modo la libertà di espressione di Roma e provincia».
«Credo che sia un problema burocratico e bisogna impedire che un eccesso di burocrazia uccida la democrazia», ha aggiunto pur preparandosi all’eventualità peggiore, quella di dover correre senza fregiarsi del supporto della squadra più forte sulle schede. «C’è sempre la lista civica. Vinceremo lo stesso, perché c’è voglia di cambiamento».
Nello stesso istante, la principale sfidante Emma Bonino, se la rideva sotto i baffi. Senza il Pdl nella circoscrizione elettorale della provincia di Roma, il compito è più facile. «Questa lista non c’è, non c’è verbale», ha commentato paventando «un provvedimento ad listam» e dileggiando Alemanno. «Magari si pentirà un po’ della sua arroganza: abbiamo chiesto il rispetto della legge sulla raccolta delle firme e ci ha detto che dovevamo porci il problema se eravamo rappresentativi della società», ha concluso. «Lacrime di coccodrillo», ha chiosato il segretario radicale Staderini.
A questo punto la battaglia si è trasferita su un altro fronte, quello della propaganda. Perché Polverini, giustificando la mancata presentazione delle liste con le «intimidazioni di alcuni facinorosi», ha scaricato le colpe sugli avversari: «Pensavo che i radicali difendessero la democrazia contro qualsiasi tipo di burocrazia: me ne devo ricredere», ha commentato. «I radicali ci hanno impedito con la violenza di consegnare le liste. Questo è un attacco a tutta la coalizione e alla democrazia», ha aggiunto. Dichiarazioni che hanno trovato subito la replica dei Radicali, che sporgeranno querela. Contro Bonino & co. anche il ministro della Gioventù Meloni («Meritano l’Oscar dell’opportunismo») e la deputata Pdl Lorenzin («Violano la democrazia»). Pure il responsabile Sanità del Pdl Cesare Cursi ha rilevato come «nell’Italia repubblicana non s’è mai impedito a una lista di presentarsi».
Polverini non si è fermata e ha organizzato un presidio nel gazebo a Piazza del Popolo dove sono state distribuite gomme per cancellare per protestare contro il rischio-esclusione. Il 4 marzo, ha annunciato il coordinatore laziale Pdl Piso, si svolgerà una grande manifestazione.
Tuttavia, i soliti malumori del Pdl sono venuti a galla. «Ne ho piene le tasche di fare il parente povero in questa banda di incapaci», è sbottato il ministro Rotondi. «Una grande leggerezza», ha sottolineato il coordinatore e ministro della Difesa La Russa precisando che «adesso dobbiamo impegnarci per assicurare ai cittadini il diritto di voto, ma certo le liste non si presentano all’ultimo minuto».

E forse non è un caso se l’altro coordinatore Denis Verdini ha sentito il bisogno di precisare che «i delegati del Pdl erano all’interno del Tribunale almeno mezz’ora prima della scadenza dei termini, senza mai uscire dagli uffici».

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