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Roma pensa alla coppa Italia Chievo s’accontenta della A

I giallorossi con la testa al prossimo impegno. D’Angelo: missione compiuta

Fabrizio Aspri

da Roma

Una Roma salva e appagata, priva di ben 6 titolari e con testa e cuore alla doppia finale di Coppa Italia con l’Inter, dona al Chievo un punto utile per restare in A per la sesta stagione consecutiva. Semaforo rosso a gol ed emozioni e nessun record per Montella, nella cornice di un match giocato al piccolo trotto, tra sbadigli, pioggia e raffiche di vento. E così ai fari dell’Olimpico è spettato illuminare le giocate di Totti, al ritorno in campo dopo le 5 giornate di squalifica ma “snobbato” da Lippi e non convocato per scelta tecnica (e punitiva, sembra).
Il capitano, che in queste ore siglerà il nuovo contratto e si legherà alla Roma fino al 2011, ci mette entusiasmo e la solita, inesauribile carica. Lo spettacolo più bello, ironia della sorte, viene proposto dopo il fischio finale, quando la Roma, con Conti a guidare il gruppo vestito della “sua” cara casacca numero 7, si gode il giro di campo, lanciando palloni-cadeaux in gradinata.
Feste e applausi. Come da copione. In attesa di conoscere i nuovi progetti, rilanciare ambizioni e conoscere chi, tra Prandelli, Zeman, Guidolin e la sorpresa Ranieri, si accomoderà sulla panchina romanista. «Non abbiamo deciso nulla», dichiara Rosella Sensi. Bocche cucite. Nonostante in settimana, la stessa figlia del patron, avesse dato appuntamento al dopo gara di Roma-Chievo per chiarire idee e programmi. «Lasciateci lavorare – prosegue, in collegamento con Ancelotti, uno dei tecnici più accostati alla società capitolina -. Quella dell’allenatore non è una scelta facile. Se mi piace Carlo? Il mister è in grado di rispondere sul campo. Ma come lui ce ne sono tanti. Ho imparato che per lavorare bene, bisogna farlo in silenzio. Prandelli? Stimo molto la persona. È sempre stato vicino alla società. Ma con questo non voglio dire che sarà il nuovo tecnico. Intanto credo che arriverà un dg: non ne posso più di prendermi tutte le responsabilità». Il trainer rossonero ascolta e replica: «Ho grande affetto per la Roma.

Ma guido il club più forte d’Europa: non me ne voglio andare».

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