Roma, pista riservata alla casta

In via del Corso un tratto della strada chiuso al traffico per agevolare i politici, anche nei festivi quando il Palazzo non lavora. Vietati bus e taxi. E i residenti pagano una tassa per poter tornare a casa

Roma, pista riservata alla casta

Roma - Cosa non si fa con il pretesto di risparmiare qualche euro dell’Erario. Accade ad esempio che in pieno centro storico capitolino un breve tratto di strada è appannaggio esclusivo di auto blu e ambulanze per evitare alle prime lunghi e penosi giri di isolati e per le seconde di accelerare i tempi di intervento. I residenti e i clienti dei taxi? Devono portare pazienza e allungare il tragitto. Con buona pace di tutte le campagne moralizzatrici contro la casta dei «furbetti». Siamo in via del Corso. A pochi passi dalla chiesa dedicata ai Santi Carlo e Ambrogio e dal celeberrimo Plaza, uno degli alberghi più frequentati dai protagonisti della Prima Repubblica.
Si tratta di poche centinaia di metri che, dalla fine di settembre, sono state trasformate in un particolare tipo di «corsia preferenziale». Una pista ad uso e consumo di mini-bus elettrici e ambulanze. E ovviamente di auto blu. Che vengono sollevate dall’oneroso giro dell’isolato cui vengono costretti non soltanto i residenti, ma anche i taxi che dovrebbero scaricare proprio davanti al Plaza i suoi facoltosi clienti.
Anche i mini-bus (elettrici, per altro) subiscono delle limitazioni. In virtù del forte rispetto che l’amministrazione capitolina porta nei confronti dei consumatori e dello shopping (per non dire degli atletici protagonisti dello struscio), le navette dell’Atac vengono fermate durante i fine settimana. Perché, si sa, i pedoni hanno sempre la precedenza anche nei confronti di piccoli bus elettrici che non inquinano e che hanno - tra gli altri - il compito di facilitare la mobilità di anziani e disabili.
Un’imposizione che però non prevede un simile trattamento per le auto che hanno come primario compito di scarrozzare i più prestigiosi civil servant, ministri e parlamentari. Come a dire che le ragioni del pedone valgono e molto, ma sempre meno delle urgenze dei membri della «casta», che anche di sabato e di domenica (quando solitamente ministeri, ambasciate, Camera e Senato della Repubblica sono chiusi), hanno il diritto (o la necessità?) di girare per le strade del centro.
E meno male che il Campidoglio aveva strombazzato in tutti i toni e con tutte le fanfare che il Tridente (cioè il triangolo racchiuso da via di Ripetta, via del Corso e via del Babbuino) sarebbe stato progressivamente e inesorabilmente chiuso al traffico per trasformarsi in isola pedonale (un po’ come il meneghino corso Vittorio Emanuele).
Dietro l’angolo, però, oltre il danno c’è anche la beffa. Ed è Fabio Desideri a evidenziarlo. «C’è infatti da considerare - rileva il capogruppo della Democrazia Cristiana in Consiglio regionale del Lazio - che da quest’anno, per iniziativa di Veltroni, i residenti del centro storico pagano per ottenere il permesso Ztl (zona a traffico limitato, ndr), cioè versano una tassa per potere accedere liberamente alle proprie abitazioni».
«A fronte di ciò - aggiunge Desideri - il Campidoglio ha cancellato gran parte dei posteggi all’interno del Tridente, senza offrire alcuna alternativa, e ha realizzato una strada “riservata” alle macchine blu».


Per i pedoni non resta che un vasto e sontuoso marciapiede che l’amministrazione romana ha fatto costruire per consentire il passeggio. O - come dicono i maligni - per arginare meglio il percorso obbligato di chi non è costretto ad alcun obbligo dentro l’auto blu.

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