Roma, la procura adesso entra a casa del ministro Griffi

Aperto un fascicolo: acquisita la sentenza del Consiglio di Stato che definì "non di pregio" il palazzo con vista Colosseo

Roma, la procura  adesso entra a casa  del ministro Griffi

Roma - Quattro anni dopo l’acquisto, si aprono le indagini sul palazzo di via Monte Oppio 12, meglio noto come casa del Colosseo del ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi.
La procura di Roma ha aperto un fascicolo, per ora senza indagati e senza ipotesi di reato, sulla vendita dell’immobile dell’Inps agli inquilini che lo abitavano - tra i quali il ministro - a un prezzo favoloso, circa 1.600 euro al metro quadrato. Patroni Griffi comprò il suo primo piano di 109 metri quadrati alla cifra di 177mila euro, soldi con i quali a Roma raggranellano cantine. La Corte dei Conti non ha aperto indagini ma è in allerta, in attesa dei passi della procura.

L’inchiesta sulla casa di via Monte Oppio è stata affidata al procuratore aggiunto Alberto Caperna. Si procede per ora attraverso i riscontri della polizia tributaria e della Guardia di finanza, al lavoro per acquisire tutte le carte, in primis la sentenza del Consiglio di Stato del 12 luglio 2005 con la quale si concesse agli inquilini di acquistare le case come abitazioni «non di pregio». Gli uomini delle Fiamme Gialle dovranno poi accertare se sull’acquisto possa avere pesato il fatto che Patroni Griffi fosse membro del Consiglio di Stato.

Intanto la procura ha fatto visita a un altro membro del governo, per tutt’altra vicenda, seppure vicina topograficamente. I carabinieri si sono affacciati nell’ufficio dell’ex commissario all’archeologia di Roma, ora sottosegretario ai Beni Culturali, Roberto Cecchi. Questa inchiesta ruota intorno alla sponsorizzazione da parte del gruppo Tod’s di Diego della Valle del grande restauro del Colosseo. Fu infatti Cecchi il cofirmatario dell’accordo con Della Valle, e i carabinieri hanno chiesto un po’ di carte. Ai militari, secondo quanto si è appreso, è stata fornita tutta la documentazione richiesta relativa alla vicenda. Sulla sponsorizzazione dell’Anfiteatro Flavio indagano anche l’Antitrust, la Corte dei Conti e il Tar.

Attraversando la strada, e tornando alla casa di Patroni Griffi, il fascicolo sul palazzo dell’Inps fronte-Colosseo si basa per ora su una serie di articoli di stampa, ma si arricchirà velocemente prima di tutto della sentenza del Consiglio di Stato del 2005, che stabilì lo stato di «degrado dell’immobile», e poi della perizia su cui la stessa sentenza è fondata, affidata dal consiglio di Stato a due funzionari del ministero dei Lavori Pubblici finiti recentemente nelle intercettazioni del Ros sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi, seppur non indagati.

In attesa dei riscontri della procura, in parlamento si preparano le mozioni di sfiducia al ministro. La prima l’hanno depositata i deputati di Noi Sud: «La vicenda che coinvolge il ministro della Funzione Pubblica è imbarazzante per l’intero governo e per il Paese - scrive Antonio Iannaccone, segretario di MpS-Noi sud - Una situazione insostenibile alla quale intendiamo porre fine con una mozione di sfiducia che presenteremo nelle prossime ore». I cittadini, scrive ancora il deputato, «hanno il diritto di conoscere la verità sulla gestione degli immobili di proprietà degli istituti di previdenza. A maggior ragione se gli abusi vengono imputati a chi ha preteso fino a pochi giorni fa di dare a tutti lezioni di rettitudine». Verrà chiesto al governo anche di «fare luce sulle torbide vicende che gradualmente stanno coinvolgendo i suoi membri».

Tra i politici Patroni Griffi non sembra trovare molti difensori, con l’Italia dei Valori che anzi applaude all’apertura dell’inchiesta.

Francesco Storace chiede sulla sua pagina Facebook che qualcuno in Parlamento inviti «il ministro a uno sfratto, questa volta dal governo. O - domanda - lo proteggeranno immobiliaristi altolocati, in Italia e all’estero?».

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