Il «buco» del Campidoglio cresce da sette a quasi dieci miliardi di euro. Il debito totale a fine 2007 è di 8,15 miliardi di euro, comprensivo dellindebitamento per infrastrutture contratto nel biennio 2006/2007 e pari a 1,27 miliardi di euro. Sommando gli investimenti previsti tra 2008 e 2010, e i 660 milioni di euro per completare le metropolitane, il «debito programmato» è di 9,76 miliardi di euro. In più cè il deficit strutturale: 1,089 miliardi di euro.
Alemanno sbarca in aula Giulio Cesare con il doppio abito di sindaco e di commissario straordinario per il rientro del debito, portando al consiglio comunale la relazione della Ragioneria generale dello Stato sulle condizioni delle finanze capitoline. Un rapporto «molto pesante», fatto di dati «ineludibili», sottolinea. Anche lex assessore al Bilancio dellera veltroniana, Marco Causi, ammette: «Relazione fatta con onestà e competenza». Ma sul significato di quelle cifre maggioranza e opposizione non trovano accordo. «I numeri possono essere interpretati in modo diverso», chiosa Causi. Questa teoria della relatività rivisitata si traduce, in aula, in un clima al calor bianco. Lopposizione abbandona i banchi e mostra cartelli che definiscono il buco un «bluff di Alemanno». La reazione del sindaco è durissima: «Volete fare gazzarra - attacca - per nascondere lo stato di dissesto in cui avete lasciato il Comune. È questa la vostra intenzione? Vergogna».
Eppure gli squarci per il dialogo non mancano. Il primo cittadino avverte che per avviare il «grande sforzo riformista» di cui Roma ha bisogno è necessario che partecipi anche lopposizione, «ma in modo costruttivo, confrontandosi, non con gli schiamazzi, come oggi».
Più tardi è il ministro dellEconomia Giulio Tremonti che cerca di stemperare i toni quando, accanto al sindaco, dopo aver confermato le misure straordinarie per Roma Capitale, ricorda che «si può guardare indietro o guardare avanti, ma guardare avanti è certamente meglio». Per poi citare ancora una frase di Cavour sulla Città Eterna («Senza Roma capitale lItalia non si può costituire»), parafrasandola per coniare uno slogan che certifica Roma come laboratorio del federalismo fiscale: «Siamo a un passaggio fortemente indicativo, e io dico che senza Roma federale lItalia non si può riformare». Per la gioia anche del Carroccio. E sempre Roma, insiste Tremonti, avrà un «ruolo strategico per il federalismo demaniale», che prevede il trasferimento al Campidoglio della titolarità «di tutti i beni statali che insistono sul territorio», monumenti esclusi.
Alemanno non risparmia però un po di stoccate ai due governi cittadini di Rutelli e al mandato e mezzo di Veltroni, e critica «la scelta delle amministrazioni precedenti di non affrontare di petto la situazione con una vera riforma del bilancio, ma di tirare a campare nascondendo la polvere sotto il tappeto, finché questa polvere non è diventata una montagna». Il punto più critico, secondo il sindaco, è il deficit strutturale, pari a 1 miliardo e 89 milioni di euro, anche perché «essendo strutturale - spiega Alemanno - lo ritroveremo anche nei prossimi esercizi». Ma secondo lopposizione, quel dato è gonfiato sommando dati «strumentalmente». «Se la drammatizzazione serve per chiedere più soldi al governo, è il male minore - spiega il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni -, ma il dato del deficit strutturale per noi è un bluff, e il commissariamento è uno schiaffo strumentale ai precedenti amministratori».
Altro punto di scontro, i debiti di Ama e Atac, le due spa comunali, ex municipalizzate, che secondo la relazione presentavano a fine 2006 una posizione finanziaria netta negativa per oltre 1 miliardo di euro. «Senza lintervento del governo avremmo dovuto portare i libri contabili delle due società in tribunale», taglia corto Alemanno, che a proposito dellimprovviso allarme sui conti delle due spa aggiunge: «Alcuni dei dati di bilancio sono stati occultati».
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