La Roma si ferma ad Ascoli Spalletti perde dopo tre mesi

Mancini e C. dominati nel 1° tempo, poi sfiorano il pari

Marcello Di Dio

Ad Ascoli la partita della Roma comincia al 46’. Troppo tardi per evitare la sconfitta, la prima in campionato dall’11 dicembre 2005 quando il Palermo espugnò l’Olimpico (e, semplice coincidenza, anche allora l’arbitro era Bertini). Una partita a due facce quella del «Del Duca»: quella sfolgorante dell’Ascoli nel primo tempo (tre gol in 42 minuti, evento mai accaduto in questa stagione nemmeno nei larghi successi con Parma ed Empoli), quella generosa della Roma nella ripresa che frutta una rimonta solo parziale. «La mia squadra è stata colta di sorpresa all’inizio, poi ha reagito nella maniera giusta ma non è stata fortunata come gli avversari», dirà alla fine il tecnico giallorosso Spalletti. Giocare diciassette partite in due mesi con soli 14-15 calciatori alla lunga può diventare un handicap, ma ieri la Roma ha pagato più un calo mentale che fisico. Non si spiegherebbe altrimenti il cambio di rotta nel secondo tempo.
Sulla Roma già falcidiata dagli infortuni, rischia di abbattersi un’altra tegola: il portiere Curci, già sostituto dell’attuale titolare Doni si infortuna in riscaldamento al muscolo pettorale destro, ma un’infiltrazione e un tutore gli consentono di essere in campo. L’Ascoli ha il merito di partire con il piede giusto: pressing continuo, azioni e movimenti veloci (soprattutto con gli esterni) che mettono in crisi i giallorossi. Spalletti fa fatica ad assestare il centrocampo: De Rossi gioca all’inizio troppo arretrato, costringendo Perrotta a prendere palla qualche metro più indietro, mentre Mancini sistemato a sinistra tende ad accentrarsi per sfuggire al raddoppio di marcatura operato dall’ottimo Cristiano (scelto dalla coppia Silva-Giampaolo per sostituire lo squalificato Guana). In quattro minuti Quagliarella di piede - bella la combinazione tra Budan, che sfrutta un malinteso De Rossi-Aquilani, e Fini - e Paci di testa (sull’ottimo cross di Foggia, che a fine anno tornerà al Milan) mettono alle corde la Roma che non subiva gol in trasferta da gennaio e che dopo aver sfiorato il gol con Mexes, sembra crollare sul contropiede Quagliarella-Fini-Budan, finalizzato dall’attaccante croato.
Roma troppo brutta per essere vera e infatti la ripresa, complice anche un Ascoli che si rintana nella propria metà campo, vede i giallorossi più pimpanti. L’ingresso di Alvarez dà impulso alla manovra sulla destra, fascia completamente dimenticata nel primo tempo. Mancini è spostato a punta centrale, ma il primo gol giallorosso è di Taddei su cross del solito Alvarez. Che due minuti più tardi ispira anche l’azione del 2-3, quando Aquilani pesca Bovo in area il cui colpo di testa è deviato da Comotto (segno del destino, il giocatore è di proprietà della Roma). La squadra di Spalletti non trova però il guizzo per completare la rimonta e quando Chivu viene espulso nel finale - fallo da ultimo uomo su Cariello rilevato non da Bertini, ma dal suo assistente Faverani - le speranze scemano e la serie romanista si ferma a 13 partite e tre mesi di imbattibilità. «Prima o poi doveva capitare, forse eravamo abituati un po’ troppo bene», dirà poi Spalletti dopo la seconda sconfitta in quattro giorni (la prima in Coppa a Middlesbrough). Con il settimo risultato utile consecutivo la salvezza dell’Ascoli, che aveva battuto la Roma solo una volta (nel marzo ’80) in 29 precedenti, è più vicina.

Alla fine scontri tra tifosi della Roma (erano in 4.000 ad Ascoli) e forze dell’ordine, con lancio di bottiglie e di altri oggetti da parte dei sostenitori giallorossi. L’ottimo servizio di sicurezza li ha tenuti ben separati da quelli di casa.

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