Con stupore e soddisfazione ho saputo della proposta del sindaco Alemanno di radere al suolo il moderno insediamento di Tor Bella Monaca. Una lodevole, motivatissima intenzione, anche se sono certo che non verrà mai realizzata. Ho già aspramente rimproverato al sindaco di Roma la sua irrisolutezza rispetto all'orrida teca dell'Ara Pacis. Adesso, come allora, apprezzo lo spirito. Ma non credo che anche se si trattasse di una convinzioneprofonda e non di una provocazione, i poteri, pur ampi, di un sindaco, non consentano azioni così decisive. Ci vorrebbe una dittatura, per certi versi auspicabile, e non estranea alla cultura politica di provenienza di Alemanno. Ma oggi i contrappesi democratici hanno a tal punto trasformato le ideologie, che il «fascista» Fini può apparire, più che un liberale o un democratico, un libertario, con venature radicali. Oggi Alemanno sembra tornato in sé, ovvero nel sé che lo fa assomigliare ai gerarchi e al duce, cui si devono imponenti bonifiche e città. Penso a Fertilia, Sabaudia, Latina, la Tresigallo di Rossoni, il quartiere dell'Eur. L'ultima grande architettura civile d'Italia è quella fascista. Dopo, la catastrofe. Con questi occhi Alemanno vede Tor Bella Monaca, così come tutta l'edilizia degli anni '60, '70 e '80. Speculazione selvaggia, senza alcun rispetto per l'uomo, in nome di valori popolari e democratici.
Così le città sono state sfigurate. Non è stata espressa alcun idea di Città e di sviluppo. Di fronte a questo fallimento non ci sono rimedi: solo l'abbattimento. Alemanno è stato insieme nostalgico e progressista. Come Tor Bella Monaca si possono ricordare anche imprese «firmate», e non meno devastanti, come l'area del «ferro di cavallo» a Perugia con gli interventi di Aldo Rossi, e quella della Bicocca a Milano su progetto di Vittorio Gregotti. Quest'ultimo quartiere è contiguo al villaggio Pirelli, edificato con straordinaria misura ed eleganza nel 1923. Un’ultranovantenne che vi abita, la signora Anastasia, interrogata sul nuovo quartiere, l'ha liquidato con la formula «scatola da scarpe! ». Tor Bella Monaca ha anche l'aggravante di essere, a distanza di pochi anni dalla sua realizzazione, fatiscente e degradata. Con il piano regolatore del 1962, che la dichiara «zona d'espansione», Tor Bella Monaca patisce un piano di sviluppo di edilizia economica e popolare cheè difficile distinguere dalle aree di abusivismo edilizio anche in zone tutelate. Così, tra condoni e costruzioni, si innalzano torri a quindici piani, senza servizi e opere di urbanizzazione che nessun programma di recupero urbano può portare a compimento. Non bastando questa situazione, nell'area si è infierito con una chiesa, Santa Maria del Redentore, progettata da Pier Luigi Spadolini. Se si pensa a cosa è stata l'architettura a Roma per circa due millenni, e che ancora ve ne sono tracce, di età romana, proprio nell'area del nuovo insediamento, ci si rende conto di come in cinquant'anni si sia persa ogni nozione di una lunga tradizione dell'edificare.
Tra il '60 e oggi si è costruito più che negli ultimi tremila anni, e con una miseria e sciatteria senza precedenti. È inutile tentare di risanare in condizioni così estreme, e con edifici costruiti con materiali inadeguati e di rapido deterioramento. Ha ragione Alemanno, lucido nell'aria fine di Cortina: «A Tor Bella Monaca ci sono case costruite con un sistema di prefabbricazione in cui piove dentro». E offre anche una soluzione: «Se abbiamo terreni e aree per costruire un nuovo quartiere a Tor Bella Monaca, per permettere alle persone che lì abitano di spostarsi, sarebbe una scelta popolare. Chi vive dentro quelle case non vive bene e dovrebbe spostarsi ». Una conseguenza sociologica è che luoghi sordidi favoriscono comportamenti sordidi. E in aree degradate, come a Scampia e alle Vele di Napoli, la piccola grande criminalità, lo spaccio della droga, i rischi di aggressione siano la naturale conseguenza della sciatteria, della sporcizia e dell'abbandono. Le borgate generano borgatari. L'assenza di regole, servizi pubblici e decoro, favorisce il ricorso a espedienti, genera uno spirito di adattamento di cui l'illegalità è la compensazione dell'assenza di garanzie minime di servizi. Le numerose lottizzazioni sono concepite nell' interesse dei costruttori e non dei cittadini. L'attuazione dei piani particolareggiati nell' area industriale del villaggio Breda e di Tor Bella Monaca avrebbe dovuto portare alla ristrutturazione urbanistica della zona. Ma queste opere non sono mai state attuate. Le scellerate autorizzazioni edilizie e, non diversamente, gli interventi diretti di edilizia pubblica indicano un'epoca di straordinaria decadenza, e non è detto che un nuovo quartiere garantisca risultati migliori.
Sarebbe arrivato il momento, di stabilire con una legge, che nessun edificio nuovo può essere costruito, prima che l'ultimo storico sia restaurato. Così potremmo risolvere una contraddizione e tutelarci da quegli orrori che oggi indignano Alemanno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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