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Roma, tutto in 15 minuti. Ma la vera partita ora si gioca con Soros

Roma, tutto in 15 minuti. Ma la vera partita  ora si gioca con Soros

Roma - Quattro gol per tenersi attaccati a quel flebile 1 per cento (la quota l’ha data Francesco Totti, assente illustre del finale di stagione) di speranze scudetto e soprattutto per tenere a distanza di sicurezza dal secondo posto la Juventus. Ma anche per affossare un Toro che ora è a un passo dal baratro della B. Il caldo pomeriggio dell’Olimpico fila via liscio per la Roma che chiude la pratica in un quarto d’ora, sufficiente a mandare in gol tre giocatori, tra cui quel Mancini fischiato e offeso dai tifosi giallorossi nelle ultime settimane.

Il 4-1 chiude la settimana più sofferta per la società di Trigoria (tra l’infortunio del capitano, i tifosi in fermento per l’affare Soros – prima una raccolta di firme pro magnate Usa e poi un miniraduno flop al Circo Massimo durante lo svolgimento della partita - e la ridda di comunicati «tampone» della controllante Italpetroli). E ne apre un’altra nella quale il futuro del club potrebbe conoscere qualche risposta in più, con Soros che resta alla finestra. Rosella Sensi, seccata dalla pressione crescente verso la sua famiglia, invia un messaggio del papà Franco: «Lui ringrazia tutti quei tifosi, ma solo quelli e sono tanti, che gli stanno dimostrando affetto».

Nell’attesa la squadra dà la risposta che forse ci si sarebbe aspettati sabato scorso, quando lasciò due punti al Livorno primo candidato alla retrocessione dopo il turno di ieri. La Roma rischia qualcosa nei primi 15 minuti, quando Barone e Rosina falliscono un paio di ghiotte occasioni, e dopo un gol annullato a Mexes dilaga sospinta da un rigore ritenuto molto dubbio dai granata. «Il fallo sembrava fuori area», è il commento unanime dei torinesi. Ma a rendere grottesca la situazione è il clamoroso errore che commette l’arbitro Celi, alla prima assoluta con la Roma: il fallo su Perrotta è di Dellafiore, ma il direttore di gara mette a referto il giallo a Pisano, che è lontano dall’azione incriminata (lo dirà lo stesso difensore del Toro a fine partita). L’equivoco in campo si scopre nel momento in cui Dellafiore riceve un’ammonizione per un intervento e attende il conseguente rosso. Che non arriva e non può arrivare, il pasticcio è completo. «Quest’episodio significa che gli arbitri sono in buona fede e anche loro possono sbagliare», sottolinea Spalletti che evidenzia comunque la concretezza della sua Roma, la cui vittoria è netta al di là dell'episodio. «Dopo l’1-0 ci siamo suicidati, abbiamo avuto nove minuti di black-out totale – sottolinea il collega De Biasi, che l’anno scorso ottenne con il Torino un successo salvezza all’Olimpico -. Ci siamo disuniti per rimontare e l’arbitro stesso ci ha innervositi».

La fragilità difensiva dei granata emerge nella parte centrale del primo tempo, quando torna al gol, e per due volte, anche il giallorosso Mancini (ultima doppietta il 17 dicembre 2006 al Palermo, ultima rete alla Reggina il 9 febbraio scorso). Il Toro emette un vagito solo a inizio ripresa, gioca in superiorità numerica l’ultimo quarto d’ora, ma la sconfitta è già scritta.

E ora la B è a un solo punto, serve un colpo di reni negli ultimi 270’.

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