da Roma
Alle sette di sera l'accordo tra governo è Comune di Roma è dato per fatto, tanto che Alemanno annuncia di lì a qualche minuto una conferenza stampa. Passa un'ora e tocca a Berlusconi dire che «l'intesa c'è», anche se il sindaco di Roma «la illustrerà domani». E invece passano una ventina di minuti ed è lo stesso Alemanno a dare l'annuncio: «Sarò commissario straordinario per il deficit del Comune di Roma». E alla capitale andranno subito 500 milioni di euro. Per un totale di 1,4 miliardi da destinarsi alla regione Lazio.
Una partita, quella che si gioca durante tutta la giornata a Palazzo Chigi e che in verità va avanti tra incontri riservati dal giorno dopo la vittoria di Alemanno, che Berlusconi riesce a chiudere dopo una lunga mediazione, non tanto con la Lega (che non ha mai nascosto le sue perplessità), quanto con Anci e Upi - le associazioni che rappresentano Comuni e Province - e alcuni amministratori «di peso» del centrodestra (il sindaco di Milano Moratti) e centrosinistra (il governatore del Lazio Marrazzo). Il punto, per dirla con le parole di uno dei ministri che ha seguito più da vicino la questione, «è che in questo modo si penalizza chi ha governato virtuosamente» e «ci si fa beffe del taglio di un miliardo e 300 milioni di cui si sono dovuti far carico i Comuni italiani». Che, per usare un eufemismo, non hanno gradito.
D'altra parte, come fa presente Berlusconi a Bossi, «la questione è più politica» che contabile. E di fatti An non cede di un passo da settimane perché penalizzare Alemanno per la gestione di Rutelli prima e di Veltroni poi dopo che è riuscito a strappare il Campidoglio al centrosinistra non ha alcuna spiegazione politicamente valida. Concorda pure il Senatùr, tanto che quando Maroni mette la testa fuori dal Consiglio dei ministri per parlare con i tecnici del ministero dell'Interno conferma: «Accordo fatto, Alemanno sarà commissario». In cambio, Bossi chiede che contestualmente all'intervento su Roma si acceleri sul federalismo fiscale, di modo che alla scadenza del mandato del commissario straordinario - il 30 settembre - la capitale possa far fronte all'emergenza con un piano ad hoc da presentare in Consiglio dei ministri e poi inserire nella manovra complessiva del federalismo fiscale. E sul punto, nessuno dei ministri di An né tantomeno Alemanno sembrano avere obiezioni.
I dettagli dell'operazione - come dimostra la confusa tempistica delle conferenza stampa - sono però ancora da definire.
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