Cronaca locale

Buche killer a Roma, ecco la superperizia sulla morte di Elena Aubry

La ricostruzione 3D della dinamica dell'incidente che a maggio scorso è costato la vita alla giovane centaura Elena Aubry rivela che lungo quel tratto di strada c'era una serie di avvallamenti e che le insidie erano impercettibili ad occhio nudo

Buche killer a Roma, ecco la superperizia sulla morte di Elena Aubry

Sua madre lo ha sostenuto sin dal primo momento che Elena Aubry era “morta per colpa delle maledette buche”. Oggi è una superperizia del consulente della procura di Roma ad aggiungere un tassello in più al percorso di ricerca della verità sulla fine della giovane centaura romana, deceduta sulla via Ostiense il 6 maggio scorso.

Si tratta della ricostruzione 3D della dinamica dell’incidente che ha visto la ragazza perdere il controllo della sua Honda Hornet ed impattare prima contro il guard rail e poi addosso ad un albero. È la prima volta nel nostro Paese che nel corso di un’indagine viene fatto ricorso a questo metodo d’avanguardia. L’utilizzo della realtà virtuale, ricostruisce il Corsera, “si è reso necessario per verificare se la vittima, alla guida di una moto di grossa cilindrata, potesse avere perso l’equilibrio per la fatica accumulata dalla somma delle ripetute micro vibrazioni provocate dall’asfalto”.

In effetti, le conclusioni a cui è giunto l’accertamento confermano come l’ultimo tratto di strada percorso dalla giovane fosse effettivamente caratterizzato dalla presenza di una serie di avvallamenti. E che l’asfalto fosse ancor più dissestato di quanto non si percepisse ad occhio nudo. Ed allora Elena è veramente scivolata a causa di quegli ostacoli impercettibili che le carte definiscono alla stregua di un “rally mascherato”?

L’incidenza delle condizioni del manto stradale sul decesso della ragazza romana è ancora tutta da dimostrare. Allo scopo il pm Laura Condemi dovrà mettere a sistema non solo gli elementi ottenuti grazie alla realtà virtuale, ma anche altre risultanze investigative. Quindi, per ora, l’indagine per omicidio colposo rimane a carico di ignoti.

Certo è che, se venisse confermato un nesso di causalità tra l’asfalto ammalorato e lo schianto mortale, le cose cambierebbero. E potrebbero quindi emergere le responsabilità penali di quei funzionari comunali sotto cui ricadeva la competenza della manutenzione di quel segmento di strada. La mamma di Elena, Graziella Viviano, che nel frattempo si è fatta promotrice di numerose iniziative per mettere in sicurezza le strade romane, ha accolto l’esito della relazione con soddisfazione.

“Finalmente questa verità è venuta a galla”, ha scritto la donna sulla sua pagina Facebook, auspicando che “il riconoscimento della 'colpevolezza' della strada nella morte di Elena faccia in modo che qualcosa si smuova e che nessuno debba più cadere in trappole mortali, come è successo a lei”.

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