Cronaca locale

I rom si ribellano alla quarantena e prendono a sassate agenti e volontari

Il cluster del campo rom di Castel Romano continua a preoccupare e oggi i volontari della Comunità di Sant'Egidio e gli agenti di polizia locale sono presi a sassate. Il motivo? "Sono insofferenti agli obblighi di quarantena"

I rom si ribellano alla quarantena e prendono a sassate agenti e volontari

Il virus continua a correre all’interno del campo rom di Castel Romano. Una distesa di container e roulotte che costeggia la via Pontina. Ci siamo entrati con le nostre telecamere un paio di settimane fa, mostrandovi come siano precarie le condizioni igienico sanitarie in cui vivono i suoi 547 abitanti.

Al di là delle barriere di cemento, posizionate la scorsa estate per impedire ai camion di sversare rifiuti nella baraccopoli, c’erano moduli fatiscenti, cumuli di immondizia e grossi ratti. Abbiamo assistito coi nostri occhi al viavai di gruppi di inquilini sprovvisti di mascherina, come fossero immuni dal contagio. Tanto che uno di loro ci aveva rivelato: "Lo vedi quello lì? Ha il Covid ma non si mette la mascherina".

Insomma, le condizioni perché avvenisse l’irreparabile c’erano già tutte. E infatti due giorni fa si è registrato il decesso di un cinquantenne che, minimizzano dalla Regione Lazio, "aveva patologie pregresse". Scatta l’allarme sanitario e la Asl Roma 2 dà il via all’indagine epidemiologica. Il numero complessivo degli infetti e dei loro contatti sale di giorno in giorno. Stando alle indiscrezioni raccolte da "IlGiornale.it", ieri sarebbero stati una cinquantina, oggi sessanta. Bisogna isolare il virus e qui iniziano i problemi. Sì perché c’è da rispettare l’obbligo di quarantena ma non tutti sono d’accordo.

Questi gli antefatti che oggi pomeriggio hanno fatto da innesco alla ribellione. A farne le spese volontari della Comunità di Sant’Egidio e due pattuglie della polizia locale che li stavano scortando nel giro di consegna dei pacchi alimentari alle famiglie sottoposte alle misure di contenimento del Covid. Come ci racconta il segretario romano del Sulpl Marco Milani, la rabbia è esplosa attorno alle 16.45: "Siamo stati sorpresi da una sassaiola di oggetti, ci hanno tirato dietro persino gli aiuti che gli avevamo consegnato, costringendoci a interrompere il giro e guadagnare l’uscita del campo a sirene spiegate". Secondo le ricostruzioni ufficiose circolate nelle prime ore però i malcapitati sarebbero stati bersagliati anche con delle pietre.

"Il motivo dell’aggressione – continua Milani – è l’insofferenza verso gli obblighi di quarantena". Spetta proprio ai caschi bianchi, come stabilito da una nota interna del neocomandante del Corpo Ugo Angeloni, accertarsi che nessuno infranga le regole. Milani non ci sta. "Così non si risolve nulla, lì dentro c’è un problema di approvvigionamento idrico, manca l’acqua potabile e ogni giorno la gente si mette in fila per fare scorta d’acqua quando arriva l’autocisterna, lo fanno tutti, non possiamo certo impedire alla gente di bere".

E non solo. "Se pizzichiamo qualcuno che viola la quarantena cosa dobbiamo fare? Lo arrestiamo? E poi che facciamo? Come le trasportiamo? Sulla macchina di servizio? Ricordo a tutti che abbiamo in dotazione una sola mascherina chirurgica e un paio di guanti in lattice a turno". Il sindacalista è sul piede di guerra. "È la prima volta che ci viene chiesta una cosa del genere, abbiamo le stesse indennità di un dipendente dell’anagrafe ma – attacca Milani – ci dobbiamo occupare della sorveglianza sanitaria di decine di persone, un’attività inedita per la nostra categoria che ci espone a dei rischi enormi.

L’episodio di oggi conferma come all’interno del campo la situazione possa diventare esplosiva e la polizia locale non può né deve essere lasciata sola".

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