M5s difende Raggi: "Dimissioni? Nel Codice 2016 nessun automatismo su indagati"

Virginia Raggi non era costretta a dimettersi. Parola del M5S che, in un post sul blog delle stelle, replica alle parole del procuratore Ielo ricordando le norme del vecchio regolamento etico

M5s difende Raggi: "Dimissioni? Nel Codice 2016 nessun automatismo su indagati"

Virginia Raggi non era costretta a dimettersi. Il M5S, con un post sul blog delle stelle, mette le mani avanti e replica al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, che ieri ha dichiarato che il sindaco di Roma avrebbe commesso il reato di falso per salvare la propria poltrona.

Secondo Ielo, la Raggi, infatti, avrebbe commesso il reato di falso perché, nel caso in cui fosse stata iscritta al registro degli indagati"in base al codice etico allora vigente nel Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto dimettersi". I Cinquestelle precisano che "non esiste un codice etico antecedente a quello attuale; esiste, invece, un codice di comportamento per i candidati eletti del MoVimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Roma del 2016". In base all'articolo 9 di tale regolamento, invece, si prevede "l’obbligo per il sindaco di dimettersi `se, durante il mandato sara´ condannato in sede penale, anche solo in primo grado’ o `l’impegno etico di dimettersi laddove in seguito a fatti penalmente rilevanti venga iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al MoVimento 5 Stelle, mediante consultazione in rete, ovvero i garanti del movimento decidano per tale soluzione". Un codicillo, quest'ultimo, dunque, che avrebbe salvato la Raggi. "Non esisteva alcun automatismo ma un meccanismo che comportava una valutazione caso per caso", sottolineano dal M5S. "A conferma di quanto sopra - si legge ancora nel post - la stessa sindaca ha correttamente ricordato i casi dei sindaci Federico Pizzarotti e Filippo Nogarin i quali, a seguito della loro iscrizione nel registro degli indagati per due differenti eventi, non si sono dimessi e non hanno subito alcun procedimento disciplinare per tale motivo".

Nel post si ricorda, inoltre che, Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma indagato per le nomine del Teatro Regio, era stato sospeso "non aver dato comunicazione del procedimento di cui era a conoscenza da vari mesi e non già per il procedimento in sé".

Fillippo Nogarin, sindaco di Livorno, infine, era stato indagato per abuso d’ufficio nella gestione dei rifiuti (indagine finita con l'archiviazione ndr), ma aveva mantentuto la sua poltrona perché i vertici del M5S erano stati informati di tutti i passaggi e "la stessa Virginia Raggi, pure indagata nel luglio 2016 dalla procura di Roma (procedimento immediatamente archiviato), non ha subito alcun procedimento disciplinare".

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