Lutto a Roma, morto il papà di "Rocco giocattoli"

Imprenditore sognatore e Cavaliere del lavoro. In sessant’anni di attività fonda uno dei più grandi brand ludici del Paese. Muore a 85 anni un eterno ragazzo

Lutto a Roma, morto il papà di "Rocco giocattoli"

“Game over”, verrebbe da dire. Ma non è così. Non oggi. Non dopo sessant’anni di storia. Oggi, che i bambini incrocino le braccia per un leale segno di protesta: una protesta contro il tempo che passa. E guai a chi non concederà loro un extra-time di puro divertimento. Per loro e per noi, d’altra parte, giocare è roba da immortali. Da eterni Peter Pan. Qualcosa che non ha tempo e spazio. Qualcosa che non passa di moda. E così anche il più burbero, di fronte a un soldatino di piombo, rimpiangerà la giovinezza. Anche se per un attimo. È morto a Roma Rocco D’Alessandris. Fondatore della “Rocco giocattoli”, una delle più grandi catene di giocattoli a livello nazionale.

Aveva 85 anni. Stimato imprenditore romano e Cavaliere del lavoro, grazie al suo istinto e alla sua passione, riesce in pochi anni a trasformare semplici negozi di giocattoli in veri e propri punti di riferimento per tutti. Grandi e piccini. Il suo è un viaggio nell’universo ludico. Una strada lunga che non si ferma con la scomparsa dell’uomo che ha reso felici almeno tre generazioni di giocatori. In un mondo sempre più tecnologico, infatti, la bambola o il soldatino restano miti insuperabili della tenera età.

E giocare, in effetti, è il ritratto di un passato certo. “Un carattere ereditario”, direbbe Charles Darwin, che si specchia su un futuro sempre meno prevedibile. Prendete un accanito consumatore di videogiochi indipendentemente dall’età. Lui gioca senza pensare a cosa avverrà domani. Viaggia con la fantasia. E come dargli tolto. Uno studio di alcune tra le più prestigiose università statunitensi afferma infatti che la vita dei giocatori, nelle ultime generazioni, è aumentata notevolmente. Se infatti negli anni Settanta a 18 anni eri già uomo da lavoro. Oggi non è più così. E se una volta solo pochi nerd, in età adulta, calavano le braghe di fronte a un gioco da tavolo, nell’America contemporanea Risiko resiste tra i giochi più virtuosi di sempre.

Ma torniamo a Roma. Al nostro D’Alessandris. Rocco è uno degli imprenditori più famosi del panorama italiano. Il Cavaliere, nel 1962, dà vita al vita a una delle storiche realtà nella distribuzione dei giocattoli. Per oltre 30 anni “Rocco Giocatoli” è uno dei brand più importanti del nostro Paese. La crescita è annuale per il negozio che nel 1993 inizia un programma di diversificazione, specializzandosi nella vendita al dettaglio. Otto negozi di proprietà vengono aperti a Roma e nel Lazio mentre oltre 200 corner personalizzati all’interno dei magazzini del gruppo Coin, Upim e Ovs in tutta Italia. Il suo è un sogno che guarda lontano.

E in effetti la storia dei giocattoli viene da altrettanto lontano, seguendo però da vicino lo sviluppo della società umana. I primi giocattoli vengono costruiti, come i primi utensili, con pietra, legno, o argilla. Fra gli oggetti ritrovati nei siti archeologici a cui si attribuisce funzione di giocattolo compaiono soprattutto (ma non solo) rappresentazioni in miniatura di persone (bambole e soldatini), animali, o strumenti utilizzati dagli adulti. Pensate. Nell’Antico Egitto esistono bambole fatte di pietra, porcellana o legno, con capelli finti e arti snodabili. Nell’Antica Roma le bambine giocano con bambole di cera o terra cotta e i bambini si sfidano con archi e frecce finti. Anche lo yo-yo, che spesso viene scorrettamente considerato come giocattolo recente, ha origini antichissime. Si pensi che i primi, fatti di legno, risalgano almeno alla Cina di 2500 anni fa. Yo-yo di legno, pietra o terracotta sono attestati anche nell’Antica Grecia nel 500 a.C. Gli yo-yo greci sono però decorati con immagini di dèi e il loro abbandono è uno dei passaggi rituali dalla gioventù all’età adulta. Originario della Cina è anche l’aquilone (molto diffuso intorno all’anno 1000 a.C.). Nelle Americhe, i giovani Incas custodiscono gelosamente un giocattolo simile al cerchio (sebbene non usassero la ruota). Gli Hopi usano bambole (dette kachina) attribuendo loro un significato spirituale.

Nella Roma contemporanea giocare fa rima invece con “Rocco Giocattoli”. E poco importa agli occhi di chi ci è cresciuto dentro che ormai i negozi fisici di giochi siano destinati alla pensione. Ormai i videogame e le piattaforme videoludiche hanno cambiato la storia. Al pc si compensano gran parte dei bisogni del fanciullo. E grazie a Internet la loro socialità sarebbe salva.

Ma in questo caso saremo come i giovani Incas custodi del passato. Scegliendo di raccontare il Cavalier D’Alessandris. Chi è cresciuto con il suo mito non lo dimenticherà. Così anche Peter Pan, l’eterno ragazzo, potrà finalmente confidargli il suo pensiero felice.

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