Cronaca locale

Motociclista morto per una buca, funzionario comunale condannato

Un anno di reclusione per omicidio colposo: la buca doveva essere chiusa

Motociclista morto per una buca, funzionario comunale condannato

Il 26 gennaio del 2012 un motociclista di 19 anni, dipendente di un ristorante, è morto dopo aver perso il controllo della sua moto Honda a causa di una buca in via Cristoforo Colombo, poco lontano dal viadotto della Magliana. Matteo Giovannetti, questo il nome del centauro, si sarebbe potuto salvare se solo quella buca, larga 50 centimetri e profonda 4, fosse stata chiusa. Quando è avvenuto il tragico incidente non era ancora in vigore il reato di omicidio stradale.

Secondo l’accusa quella buca doveva essere chiusa e chi, tra funzionari comunali e dirigenti di un consorzio privato, è stato riconosciuto colpevole, dovrà adesso scontare un anno di reclusione con l'accusa di omicidio colposo. Come riportato dall'edizione romana del Corriere, è soprattutto Savino Senisi, funzionario del Simu, lo Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana del Comune, a essere stato raggiunto dalla sentenza. Il compito di Senisi sembra fosse quello di controllare che i lavori di manutenzione del manto stradale, nel tratto dove è avvenuto l’incidente mortale, fossero eseguiti dalla consegna al collaudo finale. Secondo quanto asserito dall’accusa però, il funzionario non avrebbe svolto il suo compito.

La buca doveva essere chiusa

Il giudice Maria Teresa Cialoni ha dato uguale condanna anche a Giuseppe Mapei e Carlo Giorgi, dirigenti del consorzio Stabile Scarl, la ditta che si era aggiudicata l’appalto di tre anni del valore di 8 milioni di euro che consisteva nella sorveglianza della zona in cui è avvenuta la tragedia. La signora Nicoletta Carducci, mamma di Matteo, ha confessato: “Mi si è ghiacciato il sangue subito dopo la sentenza, perché questo verdetto non sarebbe mai stato pronunciato se la buca fosse stata chiusa”. La donna ha seguito l’intero processo accanto al marito, il signor Costantino. Dieci lunghi anni passati tra indagini e processo per arrivare a una sentenza.

Sembra che l’iter processuale sia stato rallentato dalla decisione iniziale del giudice per le indagini preliminari di archiviare il caso. Caso che è stato però riaperto nel 2015, dopo che il legale della famiglia Giovanetti, l’avvocato Francesco Lancellotti, ha presentato una istanza di riapertura dell'inchiesta. L’accusa ha anche chiesto una consulenza riguardante la dinamica del sinistro. Le indagini sono state quindi riavviate, anche se le udienze sono state rallentate dalla pandemia.

Mancavano i requisiti a chi doveva controllare

Secondo quanto emerso, la mancata manutenzione del tratto stradale sarebbe stata dovuta anche alla sorveglianza che avrebbe dovuto svolgere una persona, deceduta in corso di indagini, risultata senza incarico formale e, cosa ben più grave, non iscritta all’albo dei geometri, in quanto non laureata in ingegneria, né diplomata come geometra. Secondo quanto affermato dall’accusa, sia Senisi che Giorgi erano a conoscenza della mancanza di requisiti previsti dalla legge della persona che doveva controllare i lavori.

Il 31 gennaio del 2011 l’Ati Consorzio stabile scarl aveva vinto l'appalto, del valore di 8 milioni e 95mila euro, per effettuare la sorveglianza e la manutenzione in via Cristoforo Colombo, dove si è poi verificato il tragico incidente stradale in cui ha perso la vita il 19enne. Carlo Giorgi era stato nominato responsabile del cantiere da Giuseppe Mapei, difeso dall'avvocato Giorgio Martellino. Giorgi non si sarebbe però mai recato personalmente al cantiere, come sostenuto dall’accusa, lasciando che una persona priva dei requisiti necessari ci lavorasse.

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